domenica 31 maggio 2009

canta che ti passa


Il coraggioso esperimento di stasera consiste nel...
l'aver copiato il gadget della playlist a Jaenada!
Per ora sono solo poche canzoni...scelte senza applicarmi tanto. Ero curiosa di scoprire "l'effetto che fa"...
Inoltre, son già pentita. L'ouverture dovrebbe essere Giovanni Allevi...se solo riuscissi a capire come si fa a modificare l'ordine di esecuzione!
(adoro il pianoforte. ma non so suonarlo. così come adoro ballare il tango pur non avendolo mai ballato. il fatto è che detesto esser principiante. avrei studiato musica se fossi stata certa di raggiungere in un paio d'anni i livelli di Arthur Rubinstein. e quando mi deciderò ad imparare a ballare il tango, mi aspetto che dopo una manciata di lezioni qualcuno mi convochi per girare lo spot della Vecchia Romagna oppure un video dei Gotan Project).

sabato 30 maggio 2009

Il nuovo taglio di capelli che tanto mi donava
oggi è semplicemente osceno
Dinanzi allo specchio lo scruto da ogni possibile angolazione

e mi dispero all'idea che passeranno mesi prima che torni alla normalità
Anche la faccia è un'altra
Non solo l'espressione.
Ieri iperattiva che non potevo stare ferma
Oggi è una fatica muovere anche un passo
Migro da una stanza all'altra solo se strettamente necessario
Centellino i movimenti

come se fossero energie sprecate
La mente si accanisce su pensieri che aveva accantonato
per scoprire che vecchie ferite si riaprono in un attimo
Come se non lo sapessi che non esiste cicatrizzazione
ma solo la tranquillità di chi riesce finalmente a non pensare.

Come quando è morto Eliot, il mio cane
Sono passati diciott'anni
e nel frattempo ho conosciuto tante felicità diverse
Non ho certo vissuto nel dolore
Ma se riaffiora il ricordo di quel giorno
e tardo un attimo a scappare
rivivo ogni singola sfumatura dell'angoscia, come se il tempo fosse solo un'astrazione
E, d'altronde, anche quando non voglio rievocare,
bastano le note di una canzone,
casuale sottofondo musicale di quel dramma
a risvegliarmi un malessere profondo
Orrende sensazioni che trascendono i pensieri
che nascono da sé, anche se non le cerchi
Stasera, però, non c'è causa scatenante
Canzoni, luoghi, odori
Niente
Solo un attitudine della mia mente, credo
che, subdola, approfitta di un momento di stanchezza.
Sarà che non mi sento bene.
Sarà la febbre.

erase and rewind

La Giulia ha tre anni e mezzo. Solitamente è una bambina tranquilla e dolcissima. Oltreché graziosa. Ha soltanto due fissazioni. Anzi, tre. In cui rivela una sconvolgente ostinazione.

1) L'abbinamento dei colori (le tonalità del rosa sono le sue preferite).

2) Le borsette (tutte lustrini).

3) Nonnite acuta.

In merito alla prima fissazione, posso sintetizzare in un episodio verificatosi nei giorni scorsi. Mi sembra fosse lunedì che ha pianto per un'ora perchè voleva a tutti i costi indossare il maglione di lana pesante a collo alto delle Winx (col caldo torrido che faceva!!!). Era quello che si abbinava meglio al pantaolone, sosteneva. Alle otto del mattino sua madre ha dovuto chiamare la nonna perchè accorresse a farla ragionare. E, in effetti, nel vedere la nonna, che adora, si è distratta e si è dimenticata del maglione. Per quanto riguarda la passione per le borse, basti pensare che di solito ne porta due. E ho detto tutto.

La nonnite (la più importante): l'altro ieri me la vedo apparire in lacrime, un confettino da mangiare in un boccone nel grembiulino a quadretti rosa, accompagnata da sua madre che era andata a prenderla all'asilo. Mi viene spiegata l'origine di quel pianto disperato che non accenna a placarsi. Si aspettava che andasse il nonno a prenderla e non la mamma. La delusione era stata troppo grande. Non si rassegnava e continuava a ribadirlo: volevo il nonno, volevo il nonno! DOVEVA venire il nonno!

Poco dopo, arriva anche la tata che tenta di calmarla. E lei, sempre piangendo, se ne esce con reiterati

"riportami all'asilo! riportami all'asilo!"


La cosa mi sorprende alquanto. Non è da lei. Non è un'entusiasta dell'asilo. Anzi. Quindi, non capisco.

Soltanto a distanza di qualche ora, faccio finalmente l'associazione tanto ovvia e comprendo la motivazione. Voleva cominciare tutto da capo. Riavvolgere il nastro e creare i presupposti per l'epilogo auspicato. Era disposta a sopportare quella specie di calvario, consapevole che sarebbe nuovamente arrivata l'ora dell'uscita e, una volta messo il naso fuori, avrebbe trovato il nonno ad aspettarla!

Semplice, mi dico, rimediare a rimpianti e frustrazioni! Ganza, la Giulia !

venerdì 29 maggio 2009

Post che appaiono e in un attimo scompaiono.
A volte riappaiono.
Altre, sono irreversibilmente cancellati in raptus distruttivi.
Poi, magari, me ne pento. Ma rimediare non è più possibile.
Penso ai miei amici cosiddetti virtuali.
A quando visualizzano sui rispettivi blog che la Cristina ha appena pubblicato.
Forse, un pò curiosi, vanno a vedere...per ritrovarsi il post del giorno prima.
Sembro il mago Silvan.
Oppure una burlona.
Alcuni post nascono con titolo. E allora ce lo metto.
In altri casi non mi viene naturale, e allora non mi sforzo neanche.
Talvolta mi viene in mente dopo un mese. Così lo aggiungo a posteriori.
Metto e tolgo foto.
Salvo in bozze e quando mi decido a pubblicare, mi sorprendo ogni volta di non trovare il post dove dovrebbe stare.
Scelgo le etichette a caso.
Non son capace di classificare.
A volte mi apro, altre un pò meno.
Ora penso ad un blog senza censure.
Sembro risoluta:"basta! da questo momento mi metto completamente a nudo!"
Il progetto originario era un blog totalmente introspettivo.
Mi piacerebbe un flusso di coscienza.
Poi non ho l'ardire.
Opto per una via di mezzo che forse, penso, non dice proprio niente.
Oggi dico "è giunta l'ora di parlar di cose serie!".
E, infatti, parlo della mia divisa.
Non trovo un equilibrio, un indirizzo, un cacchio d' impostazione.
Spesso non vedo neanche un senso.
Alla fine, però, e questa è la conclusione di stasera,
se un blog deve rispecchiare la personalità del suo creatore,
in questo marasma, in questa confusione, forse, chissà...

faccio la cosa giusta!



E' normale andare nel pallone quando sul lavoro vivi giornate convulse come queste. Siamo alla vigilia del fatidico ponte del 2 giugno (Ma chi è che ha inventato i ponti? Lo stramaledico. Non è una novità, certo. Vedi post del primo maggio o giù di lì). Dopo aver risposto al telefono un centinaio di volte, ripetendo, per lo più, le stesse IDENTICHE parole (sono spiacente, siamo al completo. se vuole le dò il numero dell'associazione albergatori. dovrebbero essere informati sulla disponibilità rimasta...) ed esserti sorbita anche le esternazioni polemiche, sarcastiche e stizzose di alcuni aspiranti pontisti delusi
("ah, menomale che c'è la crisi! alla faccia! buon per voi! in Versilia siete fortunati!),
come se fosse colpa TUA, (perchè non avete prenotato prima? Presuntuosi ed arroganti che non siete altro!), cominci a sentire il cervello un pò appannato. In certi periodi, quando lavoravo in altri alberghi o al Consorzio Turistico, mi è capitato di rispondere "Hotel tal de' tali" oppure "centro prenotazioni" al telefono di casa. E' previsto. Ma stasera sono andata oltre. All'ennesimo squillo di "qualcosa", mi dirigo, pronta, verso la parete alla mia destra e sollevo il ricevitore giusto (bada bene: un ricevitore appeso alla parete). Ciò sembrerebbe comportare che io abbia identificato il familiare suono. Ma, allora, perchè, in tono altamente professionale e serio, rispondo
"Hotel A. Buonasera, sono Cristina" ?
La G., cameriera del primo piano, mi manda quasi a quel paese. Con tutto quel che ha da fare in questi giorni, non è proprio il momento di scherzare. Io avvaloro la sua tesi dello scherzo e mi faccio una risata.
Non ci penso minimamente a confessare di aver scambiato il citofono col centralino.


giovedì 28 maggio 2009

instant karma!

Mi scervello su come sia possibile che, da almeno un paio di settimane, mi frulli insistentemente nella testa questa canzone. Sono anni che non mi capita di sentirla. Neanche di sfuggita alla radio. Ne sono ASSOLUTAMENTE certa. Eppure, una mattina, mentre ero al lavoro, durante una pausa-sigaretta, ho cominciato a canticchiare "well we all shine on like the moon and the stars and the sun...well we all shine on...come on and on and on and on on on..." e da allora non mi ha più abbandonato. Tengo a precisare, alla luce del post di ieri (giovanna d'arco), che non sono (ancora) affetta da stati allucinatori.
Pertanto, se mi è tornata in mente questa canzone, un motivo deve esserci.
Sarà un "segno"? Un messaggio (neanche tanto) subliminale? Uno stato d'animo? Un'ondata di positività?




ribellione

Dopo essermi sbarazzata dei capelli, mi sono disfatta dell'orrida divisa. Me ne sono inventata una come intendo io.
Non riesco a descrivere con le parole il senso di liberazione e di leggerezza che mi pervade dalla testa ai piedi. Vedo il mondo con altri occhi stamattina! La tentazione è quella di mettermi a volteggiare sulle punte!
Non sopporto le costrizioni. Soprattutto quando non hanno alcun senso. Oggi sto proprio bene! Oggi sono io! In base a quale perversa logica una divisa dovrebbe mortificare il corpo di una donna? Sono in convento, forse? Oltre ad essere artefice di abbrutimento esteriore, quella specie di burka mi opprimeva dal caldo. Era un ingiustificato strumento di tortura. E poi il blu non lo sopporto.
P.S. Al prossimo post potrei anche annunciare ufficialmente il mio nuovo status di disoccupata. Accetto volentieri di correre il rischio.

mercoledì 27 maggio 2009

radici

Mi trovo al cospetto di una villetta moderna, ben rifinita, fin troppo curata. Chiunque sia il proprietario, però, gli sono grata per non essersi sbarazzato del tavolinetto da giardino foggiato a fungo, con il suo corollario di funghetti graziosamente espletanti la funzione di sedie. Ultimo ma significativo baluardo dell'antica abitazione, in sè addensa l'anima di questo luogo. Sono tutti lì dentro quei giorni. E' tutto palpitante di vissuto e di affetti. E la nostalgia si fonde ad una strana percezione di sospensione del tempo. Mi rivedo bambina giocare con mia cugina. Ognuna è seduta sul suo fungo. In quell'angolo di cortile che ci incantava. Sento molti dei nostri discorsi. O delle canzoni che cantavamo. E il tavolo mi porta anche oltre. Mi vedo nel momento in cui varco la soglia di casa. Ne riconosco subito il caratteristico odore un pò stantìo, come di mobili vecchi, e quello di naftalina nella stanza di mia zia. Ed è proprio lei la prima figura in cui mi imbatto nell'affacciarmi all'ingresso, un istante prima che mi giungano all'orecchio i consueti, buffissimi battibecchi coniugali tra i miei nonni. E' seduta sulla sua poltrona di pelle, accanto al già allora demodé telefono a muro, rigorosamente nero. Si lamenta quasi impercettibilmente dei suoi dolori artrosici, intanto che si scervella sulla settimana enigmistica o si concentra sulla schedina. E' un tipo un pò maschile mia zia! Fuma come una turca, è una tifosa sfegatata della fiorentina e gioca a carte! Ha sempre il raffreddore. Ed è discretamente sorda. Così discretamente sorda che quella volta in cui mi "semina" per strada portandomi a spasso seduta sul seggiolino posteriore della sua "graziella" lilla, non ode i miei strilli e nemmeno si accorge di avermi persa finché qualcuno, un centinaio di metri più avanti, non glielo fa presente. E' anche di una dolcezza infinita. Come mio nonno. Non a caso sono fratello e sorella. Mia nonna è più austera. Generosa e protettiva ma meno incline alle sdolcinatezze e alle esternazioni di affetto. Nel loro eloquio sopravvivono ancora, seppur in forma attenuata, la cadenza e la pronuncia acquisite nella natia Firenze, abbandonata in età giovanile. L'accento, normalmente affievolito, imbastardito da quello versiliese, riprende vigore e purezza ogni qual volta hanno la sensazione di parlare con persone o in occasioni "importanti". Come la volta in cui mio nonno, intervistato da un "cronista" di Radio Forte dei Marmi sui suoi trascorsi calcistici, ne fece abbondantemente sfoggio, come ben testimoniato da una cassetta che ho ascoltato centinaia di volte dopo la sua morte, fino a consumarla rendendola inutilizzabile, fino a disperdere per sempre quella voce tanto cara. Spiegava che allora la squadra del Forte giocava in una serie che corrispondeva all' odierna "sci" e che "si rescintava thutto hon delle thaaavole-vero..." Il nonno Silvio qua è "famoso". E' uno di quegli "storici" personaggi di paese che tutti conoscono. Già, perché in questi anni Forte dei Marmi è ancora un paese, un vero paese con un'anima. Non una vacua vetrina scintillante di lustrini. Qua è conosciuto come "Schizzo", proprio per via di quei suoi scattanti movimenti sul campo in età giovanile. La sua foto e il suo nome si possono ritrovare anche nel libro di Giorgio Giannelli "La Bibbia del Forte dei Marmi", non so se mi spiego! Schizzi si chiamano ancora tutti i suoi discendenti. Schizza, a metà, lo sono anch'io. E quando qualcuno mi definisce tale, provo un moto di orgoglio che non proverei neanche se fossi l'ultima discendente di Lorenzo il Magnifico!
Intanto che mi allontano e mi avvio verso casa, improvvisamente ricordo le mie preghiere della sera. Erano preghiere sui generis, in quanto mescolavo il sacro al profano, il cristiano al pagano. Le concludevo sempre con una sorta di scongiuro. Quasi attribuendomi poteri sovrannaturali o taumaturgici, come se con le mie parole perentorie avessi potuto sovvertire le leggi immutabili della natura, giuravo solennemente che "il mì babbo, la mì mamma, la mì sorella, il mì fratello, la nonna, il nonno, la zia L. ... non moriranno MAI".

giovanna d'arco

Non è un post sulla pulzella d'Orleans (anche se sono ben documentata su tutto ciò che la riguarda e magari lo farò davvero). Da una paio di settimane è il soprannome che ho dato a mia madre. Da quando "sente le voci".
Inizialmente, imputavo lo strano fenomeno ad un disturbo dell'udito. Però, riflettendoci, ho capito che in quel caso i rumori molesti sarebbero stati dei ronzii o dei fruscii. Non certo delle ninnenanne, suoni di campane, repertori variegati di musica leggera (vera e immaginaria). Ne ho parlato al medico e lui, con la massima disinvoltura e naturalezza, insomma senza scomporsi minimamente, ha risposto che si tratta di "semplici" allucinazioni. Sembra che il fenomeno sia molto diffuso tra coloro che sono stati colpiti da ischemie cerebrali, come nel caso di mia madre. La cosa un pò mi inquieta (infatti cercherò di distrarla facendola parlare il più possibile), un pò mi fa sorridere. Adesso, ogni giorno la interrogo sulle ultime interpretazioni del suo amico canterino. Ieri l'ha intrettenuta con un'improbabile canzoncina sui peperoni (poi mi è venuto in mente che al mattino segue sempre "Occhio alla spesa" dove si parla immancabilmente di ortaggi). Stamani è stata la volta di "L'Amore" di Marcella (che non esiste). Poco fa, invece, è passato addirittura ai classici della musica partenopea, grazie al brano riportato qua sotto!


domenica 24 maggio 2009

Basta. Non ne posso più...

Qualcuno mi liberi di Arisa!

sabato 23 maggio 2009








Mentre mi rifornisco alla pompa di benzina so di essere ridicola.
Cosa c'è di meno femminile? Oltre ad aver poca dimestichezza con tutto ciò che si definisce automatico, stavolta dispongo soltanto di una banconota da cinquanta euro. Decisamente troppo. Prima di riempire il serbatoio, ce ne vuole. Tra l'altro, il mio imbarazzo è potenziato dalla presenza di un tizio dietro me che aspetta un pò impaziente. Ed io lì, immobile, impotente, con quella pompa in mano che non smette mai di erogare (in compenso son ripartita con un serbatoio che "esplodeva" ). Arrivo a Viareggio che sono le otto e cinque. L'appuntamento all'"Eolo" era alle otto. Cinque minuti non sono la fine del mondo. Il fatto è che ora devo parcheggiare. Il sabato sera è un gran casino. E infatti, per non rischiare di ritrovarmi intrappolata in un circolo vizioso, decido di fermarmi prima. Così, adesso, mi tocca anche un bel tratto a piedi. Insomma, accumulo ritardo su ritardo. Però, e questo sarebbe il climax del racconto (pensa te), sono tranquilla! Mi chiedo come mai non me ne freghi niente. Io son quella che per il terrore di far tardi arriva in anticipo agli appuntamenti. E quando pavento di fallire nel mio intento, mi assale l'ansia. Specialmente se devo andare al cinema. Forse per l'aggravante del fattore luci spente. Detesto entrare in una sala buia. Al buio non mi so proprio muovere. Mi paralizzo. E invece, questa sera, non mi frega un accidente neanche di quello. Anziché scapicollarmi e correre come una forsennata oscillando paurosamente sui tacchi a spillo, col rischio di slogarmi una caviglia ad ogni frenetica falcata, affanneggiando con il cuore in gola, come se solo col mio arrivare in tempo scongiurassi una catastrofe imminenente, passeggio placidamente in quel marasma di gente, incurante anche dei capelli che non stanno a posto. Me ne sbatto proprio altamente. E insisto a chiedermi perché. M'interrogo se sia un bene o un male che ultimamente mi senta fatalista. Sono cresciuta o mi sono inaridita? Nonostante le mie analisi, non lo capisco. Ci devo ragionare ancora un pò. Capisco però che forse è vero che la fortuna aiuta gli audaci. Arrivo che il film non è inziato. Stanno scorrendo i titoli di coda della proiezione precedente. Mentre mi siedo, si spengono le luci! Allora è quando mi agito per niente che tutto mi va storto? E' questo che fa la differenza?

Alla fine, esco pure soddisfatta. Finalmente. Negli ultimi tempi non azzeccavo un film. Con Che Guevara mi ero addirittura addormentata. In questo caso, invece, ho partecipato molto. Nonostante un inizio un pò in sordina (quelle scene di sesso prolungato mi sono parse inutili, forzate. Vabene la prima. Aveva un senso. Ma poi non eran più giustificate. Mica son venuta al cinema per scoprire quanto fosse bravo a letto Mussolini...Che poi, detto tra noi, ho la certezza che fosse una chiavica anche in quello). A tratti, specie nel primo tempo, mi è sembrato di taglio quasi teatrale. Poi documentario, ma emozionante al tempo stesso, parodistico, onirico, poetico, psicologico, drammatico. La forza evocativa di alcune immagini mi ha proprio impressionato. Così come molti dei dialoghi, davvero illuminanti (bella la figura dello psichiatra!) Soltanto adesso mi andrò a documentare meglio. Di proposito non avevo letto niente. Non leggo più le recensioni prima di vedere un film.

Qualche commento con le amiche e guardo l'ora sul cellulare. Penso a mia madre che mi aspetta per le operazioni della sera. E questa immagine mi riporta una sensazione familiare di crescente accelerazione dei battiti cardiaci. Senza la consueta pillola, poverina, non può dormire. Farò tardi. Corro alla volta della mia C3. Parto sparata sul vialone a mare nonostante il traffico e mi cimento anche in qualche sorpasso un pò azzardato. Bene, mi dico, non c'è più niente da pensare!


Permeato di negatività, giudica inutile l'esistenza altrui perché sente inutile la sua. Nel disprezzo per il mondo maschera il disprezzo che ha di sè. Le giornate, sempre le stesse, scandite dall'ora del pranzo e della cena. Di nevrosi in nevrosi, tra un insulto e una mania ossessiva, non manifesta una passione o un interesse. Non un moto d'affetto, non un segno di premura per qualcuno. Nemmeno per una sorella. A cui sembra guardare con l'occhio distaccato di un estraneo. Anche se da lei dipende in tutto. L'allegria degli altri gli risulta insopportabile, acuisce la sua rabbia, il suo senso di disagio, di malessere profondo. Quindi, lo scopo diventa avvelanare il clima e gli animi. Se non hai il giusto equilibrio, se non sei forte abbastanza, ti travolge e ti trascina nel suo inferno. Eppure, quella volta, di ritono dal servizio militare, mi portò due piccole bambole. Colsi il valore eccezionale di un gesto destinato a non ripetersi, e la felicità di quel momento la ricordo ancora. Non a caso volli mostrarle in una foto, in cui, fiera, le stringo in pugno come un prezioso dono.

mercoledì 20 maggio 2009

scena del crimine


Mozziconi col rossetto parlerebbero di te...
direbbero quelle cariatidi dei Pooh.
(...e adesso, siete pregati di non pensare male. nonostante la citazione, non mi sono MAI piaciuti)

Una tossicodipendente che si rispetti, approfitta del primo momento di tranquillità sul lavoro per correre a soddisfare il richiamo dei suoi vizi.
E' quello che faccio anch'io. Naturalmente.
Di solito, la tanto agognata calma si interrompe appena nata, nel momento stesso in cui mi accendo la sigaretta. Il più delle volte, con un tempismo perfetto, suona il centralino, oppure assisto all'arrivo della titolare che si appresta a parcheggiare, o ancora, scorgo il seccatore di turno al suo apparire nella hall, sento gracchiare il citofono delle cameriere ai piani, e via di seguito. Insomma, è un complotto. E allora, rivelando una prontezza di riflessi che sbalordisce anche me, mi sbarazzo del corpo del reato con mossa fulminea. Non importa dove. Me ne sbarazzo e basta.
Stamattina è andata fin troppo bene. Come testimoniato dal documento fotografico qui allegato, avevo assunto quasi del tutto la mia dose.
A posteriori, però, nell'affacciarmi alla porta per prendere una boccata d'aria, trovarmi il mozzicone narcisista che faceva bella mostra di sè, proprio davanti all'ingresso, smaccatamente tinteggiato dalle tracce della mia scarlatta colpevolezza, m'ha fatto ridere.
Naturalmente ho provveduto ad occultare la prova lanciandola lontano da sguardi che non posso neanche definire indiscreti. Dato che il mozzicone pareva mettercela tutta per farsi notare. Anzi, gridava proprio
"Sono il mozzicone di Cristina!".

martedì 19 maggio 2009

Un pò di sano distacco ogni tanto è rigenerante. Credo di aver appena detto un'ovvietà. Ma se mi capita qualcosa di simile, bisogna che ne prenda nota. Inspiegabilmente, oggi mi son sentita molto distaccata. Da tutto. Anche da me. E' un evento raro, rarissimo. Ma, di solito, mi succede al momento giusto. Forse l'inconscio mi suggerisce il modo per riprender fiato. Non aspiro certo all'atarassia degli epicurei o degli scettici, e tantomeno all'apatia cara agli stoici. Però, prendere di petto ogni situazione, essere incessantemente troppo partecipi delle cose è logorante. Alla fine, proprio tu che pensi di aver tanto da esprimere e disperatamente cerchi di farlo appieno, rischi di non esprimere più niente. E non partecipi realmente. E invece, oggi, con questo spirito bello distaccato, sono andata a piedi fino in libreria dove ho comprato l'Incantarice di Firenze e so che stasera leggerò. Finalmente. Da qualche mese non ci riuscivo, tutta concentrata com'ero a leggermi solo dentro, ad analizzare questa o quella situazione, a mettermi in discussione, e
a consacrarmi agli altri.
Riprendo la saga dei piccoli traumi infantili, conscia che non interessino a nessuno. Ma, caparbia come sempre, mi sono un po’ fissata. E ho deciso che, mano a mano che riaffiorano alla mia memoria, li trasporrò su carta. Anzi, su blog. Il perché non lo conosco, però...
oggi, racconterò di quella volta che…
L’Isabella, una bimba con un deficit mentale, spesso palesato in atteggiamenti ostili e aggressivi verso gli altri, si appostò in prossimità del buco nella rete che noi scolari eravamo soliti varcare durante la ricreazione per accedere al campetto adiacente il cortile della scuola e, a pochi minuti dalla ripresa delle lezioni, quando molti di noi avevan già fatto rientro nelle rispettive aule, decise di far pagare ai pochi rimasti una sorta di pedaggio.
“Come ti chiami?”
“Carlo”
E lei… giù una sonora sberla!
Solo a quel punto, lo sventurato si meritava il premio del rientro. Il copione si ripeté tre o quattro volte. Assistetti pietrificata alle percosse, posticipando a oltranza il momento del mio attraversamento, nella speranza che nel frattempo si stancasse del gioco e se andasse. Speranza vana. Nel campetto, ormai, ero rimasta sola. Feci un respiro profondo e frugai nella mia testa in cerca di un’idea geniale, di un éscamotage per scampare alla mia sorte. E, quando lo trovai, ero quasi certa che avrebbe funzionato. Invece, non solo il ceffone che mi sferzò la guancia fu ancor più energico dei precedenti, subii anche i suoi epiteti sprezzanti, i suoi motteggi sbeffeggianti perché, infastidita dalla mia insolenza grossolana, aveva compreso il goffo tentativo di gabbarla e volle farmi intendere che la stupida ero io, allorché alla fatidica domanda, (forse ispirata dalla vicenda omerica di Ulisse-Nessuno alle prese col ciclope Polifemo?), risposi

“non me lo ricordo!”

controcorrente

Io lo sapevo che cominciava il tormentone.

Che hai fatto ieri? Sei andata al mare?

Da anni vado ripetendo che al mare non ci vado.
Macché, non serve a niente. Non vogliono sentire.

ma vattene un pò al mare! guarda come sei bianca!

e ancora

perchè sei così bianca?


son bianca perchè non vado al mare, appunto.

oltre ad esser nata con l'incarnato pallido.
e allora?

Fino a un secolo fa mi avrebbero apprezzato per la mia pelle diafana. Lo dico sempre io che sono nata nell'epoca sbagliata.

Ma me ne frego. Non ci bado più. M'importa un accidente se non sono trendy. Rosolatevi pure al sole e allampadatevi, fanatiche dell'abbronzatura. Se ci tenete tanto, a trent'anni, a ritrovarvi con la pelle incartapecorita.
E, comunque, Isabelle Adjani l'avete mai vista abbronzata?
E la Dellera? (anche se lei mi piace meno). Non sono mica l'unica.

Non è che io non sia amante del mare. Anzi. Forse lo sono troppo, lo sono al punto da non voler banalizzarlo. Non potrei viverne lontana. Lo amo immensamente. Ma non d'estate. Non insieme all'altra gente. Pretendo un rapporto di esclusiva. Quindi, lo apprezzo più in inverno. L'estate, solo di sera.

In più, detesto stare distesa al sole. Detesto sudare. E quel senso di appiccicaticcio che ne consegue. Mi diventa una specie di lavoro. Detesto perfino le esalazioni di olii abbronzanti al cocco e creme doposole. Detesto quel senso di rincoglionimento che mi provoca una giornata da bagnante e che, a sera, si tramuta in nervosismo.

Quindi lasciatemi in pace. Non mi stressate più.
Che tanto io al mare non ci vado.

lunedì 18 maggio 2009

Cosa c'è di meglio che dedicare il pomeriggio libero ad incombenze domestiche di carattere amministrativo quali il pagamento delle bollette? Di solito, impiego un'oretta solo per trovarle tutte (oggi, invece, sarà che non erano numerose, me la son cavata in dieci minuti). Finita la raccolta, quindi dopo aver girovagato da una stanza all'altra, e rovistato un pò nei miei cassetti, un pò in quelli di mia madre, senza tralasciare quelli del mobile in salotto, mi faccio coraggio e guardo importi e scadenze. Enel Energia spa fornitura gas € 422,11 - scadenza 11 maggio. Enel servizio elettrico € 58,12 - scadenza 6 maggio - Telecom Italia s.pa. € 90,50 - scadenza 11 maggio. Toh! C'è anche un avviso del comune arrivato il 5 maggio scorso "La S.V. è invitata a presentarsi al più presto presso l'Ufficio Elettorale di questo Comune durante l'orario di apertura per ritirare la tessera elettorale. Portare la tessera elettorale in suo possesso" (eh...vi sembra facile! secondo voi la rintraccio così? su due piedi?). Mi ero proprio scordata di questa roba qua. Ah! Ora che mi viene in mente...sul cruscotto della macchina dovrebbero esserci, da almeno un paio di mesi, due o tre multe da pagare. Divieto di sosta, se non erro. Cavolo! E l'assicurazione? Scadeva sempre a maggio! In effetti, già un mesetto fa mi avevano inviato il bollettino. Ma allora era ancora troppo presto. Dove l'avrò messo? Il pensiero della macchina mi scatena spaventosi sensi di colpa. Due anni fa avrei dovuto fare il tagliando. Ma non l'ho ancora fatto. Di grazia se quest'anno mi sono ricordata della revisione! Ai tempi della Ford Fiesta, mi ritirarono il libretto di circolazione. Ero in buona fede però. Ero rimasta alla vecchia legge. Mica sapevo che adesso si fa ogni due anni. Sono due, mi sembra...no? O forse tre? A gennaio, poi, tanto per cambiare, ho dimenticato di pagare il bollo! Vabè, ma quella non è una cosa seria come l'assicurazione o la revisione. Già tre o quattro volte mi son dimenticata di pagarlo. E non è successo proprio nulla. Comunque, dai...Non devo mica fare per forza tutto oggi! Intanto pago luce gas e telefono. Mi sembra già abbastanza. Domani penso al resto. Magari faccio anche un salto in banca. Visto che da una settimana devo riscuotere l'assegno del mio stipendio (quindi, vedi? non è un fatto di malafede. non è che non voglio pagare. dimentico di fare anche le cose a mio vantaggio). Intanto che faccio tutte queste considerazioni, ho come un flash. Le parole di mia sorella, che ieri mi fa "Domani non passo lì da voi, ho la visita per il rinnovo della patente". Non so come nella mia mente sia potuta scattare un'associazione logica di tale portata: "ma...se io e lei abbiamo preso la patente insieme, vuol dire che scade anche la mia!". E difatti, vado a controllare: scadenza 1 giugno.
Sai che c'è? Approfitto a vado alla visita con lei. L'appuntamento è alle 17:30. Vuoi vedere che ora, per pubblicare un insensato post, faccio tardi? :)

domenica 17 maggio 2009

folgorata!

Mi ci voleva Fazio per scoprire che è uscito un romanzo di Salman Rushdie intitolato
Sorvolando sulla stranissima sensazione come di chi si risveglia da un lungo sonno (da mesi non guardo la TV, a parte qualche TG, non leggo quotidiani, vivo fuori dal mondo), ho interpretato l'apparentemente casuale accensione del televisore come un segno del destino. Domani corro a comperare il libro! Certo, la Firenze rinascimentale raccontata da un indiano...come potrà essere? Suona assai bizzarro. Però, intanto, stando a quel che dice Rushdie, io che un pò mi spacciavo da conoscitrice del rinascimento, ne ignoravo alcuni aspetti del quotidiano e dei costumi, come quelli marcatamente sensuali. Pare che all'epoca fossero assai disinibiti e inclini ad una sessualità vivace...Com'è possibile che mi sia sfuggito? La cosa, però, m'intriga... Motivo in più per approfondire! (a fine lettura vi ragguaglierò).

ricompensa



Alzarsi tanto presto la mattina è dura. Inizio a prepararmi con gli occhi ostinatamente chiusi. Ci vuole almeno una mezzora perchè si aprano del tutto. La luce mi ferisce e mi sento la testa in una morsa. Credo dipenda dalla pressione bassa. Quando arrivo qua, però, mi rianimo all'istante. M'inebria l'aria ancora frizzantina, mi godo la pace, gli effluvi primaverili del giardino, il canto degli uccelli. Sospesa in una zona di confine, in una sorta di limbo che mi acquieta, dimentico ansie e affanni. Non c'è più niente da capire e niente da spiegare. Divento solo sensazioni, non sono più nemmeno l'ombra di un pensiero. Inevitabilmente, l'attenzione si sofferma sulla "mia" villa preferita. E' proprio qua davanti e mi porta indietro nel tempo. Quando, da bambina, c'erano luoghi magici che stimolavano i miei sogni, la mia fervida immaginazione. Non saprei classificarne lo stile architettonico. Forse per ignoranza, o forse perchè, semplicemente, sfugge ad ogni canone. Ora che mi viene in mente, però, un pò ricorda la famosa "casa sulla cascata" di Frank Lloyd Wright. Si accorda divinamente bene al contesto naturale. Rispetto a quella è più classicheggiante, grazie alle numerose arcate. In ogni caso, ho deciso di fotografarla. Se avessi con me la digitale, lo avrei già fatto stamattina. La villa è immersa in un enorme parco, che non è statico, si snoda misterioso in viali e viottoli, all'ombra di maestosi pini che (insieme agli olivi- artefici di altre suggestioni ed atmosfere), sono gli alberi a me più cari.

Mano a mano che arrivano i colleghi, premurosi mi offrono il caffé. Ed io li accetto quasi tutti (sfido che la sera son nervosa!). Il caffè mi piace molto. Lo apprezzo non solo per l'aroma e il gusto, ma per ciò che rappresenta. Momento di relax per eccellenza, di socialità, di spensierate chiacchiere. Intanto, poco a poco il mondo si risveglia...e l'incanto si dissolve. fino a domani!

sabato 16 maggio 2009

mi chiama una mia cara amica ed esordisce

"allora? NOVITA'?"
rispondo un pò sarcastica

"io al solito nessuna. guarda che sei te quella che vive una telenovela"

sì, lo ammetto, son stata un pò cattiva. ma gliel'ho detto mille volte che quella è una domanda idiota!
sai che mi alzo alle cinque e mezza del mattino, che dopo nove ore di lavoro torno a casa a fare l'infermiera e mi vieni a chiedere allora novità?

E poi, figuriamoci, non mi conosci? Pensi che se mi fosse accaduto qualcosa di sensazionale o di determinante per il mio futuro non te lo avrei esternato prontamente?

Son quelle domande inutili, pleonastiche, che tuttavia hanno il potere di farti sentire stupida, colpevole, scontata, prevedibile, banale, inadeguata. solo perchè nella tua vita ultimamente non accade mai niente di eccitante.
è incredibile come il mio spirito di abnegazione si manifesti anche durante il sonno. mi sono svegliata con la consapevolezza di aver riposato veramente male. sapevo che Gino, il mio primogenito peloso, aveva dormito insieme a me. e conosco bene la sua invadenza. così come il mio essere accondiscendente, nonché mamma premurosa. ma quando ho aperto finalmente gli occhi, l'ho visto, bello, placido, ronfante, esattamente al centro del mio letto, che aveva preso pieno possesso del mio spazio, e mi son chiesta "IO... dove ho dormito?" insomma...Lui era il cristiano...
ed io la bestia!

venerdì 15 maggio 2009

sindrome dell'abbandono

ho usato questa espressione poco fa in una mail. mi rivolgevo ad un'amica che conosco solo virtualmente. la mettevo al corrente di esserne affetta. il tono della mia missiva era scherzoso. ma neanche tanto. in questo caso gliel'ho detto perchè mi stava trascurando. non solo è sempre stato un trauma dovermi separare dai miei affetti nella "vita vera" (amici, fidanzati, mariti, familiari). adesso lo diventa anche in questo "mondo nuovo"! il silenzio, tanto caro a em, mi fa paura. devo comunicare. sempre, o quasi. capita anche a me il giorno in cui non sono tanto in vena. allora mi limito a un "segnale". anche una parola sola. è sufficiente affinché gli altri sappiano che sono lì per loro. se non c'è scambio, se non c'è condivisione, non c'è significato. niente ha un senso. neanche un tramonto.
da sola non mi basto proprio.

giovedì 14 maggio 2009

ho evitato di rosicchiarmi le unghie per almeno un mese. eran già belle lunghe!
divorarle, stasera, mi ha dato molta più soddisfazione!
però, adesso, ho messo lo smalto rosso

antitesi





...cazzarola...

ma, allora...

com'è che
OGGI...


mi piace COSI' ???



Respiro!

mercoledì 13 maggio 2009

Timid'estroversa. solar'ombrosa. carnal'eterea. pudic'audace. persino oca intelligente (qualcuno una volta l'aveva scherzosamente definita). il giochino potrebbe proseguire all'infinito. una spontaneità spesso eccessiva che, stemperata nella soavità di modi innocenti e in una certa grazia da bambina, difficilmente diventa irriverenza. a volte chiassosa, travolgente, un fiume in piena. a volte persa in un mondo tutto suo, sognante, meditabonda, indecifrabile. stralunata eppure attenta osservatrice. ora protagonista ora mera spettatrice, divertita o sgomenta, estatica o incazzata. melanconica-gioiosa, astratta e spesso inconcludente. tenacemente combattiva all'occorrenza, coraggiosa. forte nella sua fragilità. più portata ad "essere" eppure attenta all'apparire. ingenuamente maliziosa o maliziosamente ingenua. imbranata e sprovveduta ma autoironica (provvidenzialmente), a tratti quasi arguta. saggia nelle sue bizzarrie, impulsiva di natura, ma anche riflessiva . maldestra ma elegante o elegantemente maldestra. Fiera di armonizzare tante, vere o presunte, dissonanze e di considerarsi un ossimoro vivente, si sentiva tesi-antitesi e sintesi. Oggi, tesi e antitesi soltanto. Il precario equilibrio si è incrinato. Era un equilibrio instabile, come cantano gli Stadio. E sì che aveva impiegato anni a costruirselo. vivere in equilibrio non è vivere da equilibristi. in bilico tra pulsioni contrapposte, adesso più che mai è contesa tra il buon senso e le lusinghe dei suoi voli, spesso pindarici, non più consoni all'età; tra l’assecondare da una parte il bisogno di punti di riferimento stabili a placare residue insicurezze, e dall'altra, voglia di osare, di rimettersi continuamente in gioco, sfidare la fortuna. Ora pianifica una vita improntata alla serenità, ora vorrebbe cedere al desiderio di sentirsi violentemente VIVA. e mai, nel suo caso le due cose, han collimato. Oggi vorrebbe prendere in mano le redini della sua vita e domani lasciarsi travolgere, indolente, dagli eventi. Non trova più la mediazione.

Ora, l’idea del blog l' alletta molto ma, ha anche il timore che possa diventare l’ennesimo rifugio, un modo per fuggire la realtà...quindi, un pò gli si avvicina...un pò se ne allontana...

Che deve fà? C'ha grossa crisi?

martedì 12 maggio 2009

tesi




Qualcuno oggi mi ha fatto presente che il mio non è più un giardino, è una savana.
Eppure, da questa trascuratezza scaturisce un fascino selvaggio che preferisco a quel senso di ordine e geometrica perfezione tanto caro a mia madre. Fosse per me, lascerei che la natura spadroneggiasse, prepotente e lussuriosa in un trionfo di verde, ancora per un pò. Dev'essere periodo. Proprio adesso mi rendo conto che sto facendo altrettanto con i miei capelli. Tra un paio di settimane assumerò le sembianze di una donna delle caverne. Evidentemente, il mio lato sturm-und-dranghiano sta avendo la meglio su quello arcadico.
La giornata calda e soleggiata, però, ci stona un pò. Anche le foto mi vengono sbiadite.

In mancanza della pioggia, ci vorrebbe almeno il vento. Se stanotte arrivassero entrambi, allora sì, sarebbe perfetto. Aprirei la finestra di camera mia, come faccio sempre quando odo il ticchettio delle prime gocce sul fogliame e, speranzosa, attendo che si facciano più fitte e rumorose, e la consueta sensazione di appagamento ne scaturirebbe potenziata, così come gli odori. Vuoi mettere la pioggia battente nella fitta vegetazione spontanea con quella in un curatissimo giardino alla francese? E' come paragonare fragorose onde smorzate dalle ampie e monotone spiagge di sabbia fine della Versilia con quelle che si infrangono violente sugli scogli, esaltate in tutto il loro pathos e la loro forza dirompente. La perfezione e la linearità appiattiscono ogni cosa. O, per lo meno, oggi la penso così.


lunedì 11 maggio 2009

esasperazione



...lui sì che mi capisce!

paradosso

Quando mi capita di svegliarmi all'alba in preda ad un attacco d'ansia, freno di colpo la mia utopistica rincorsa di una felicità che forse non esiste. L'anelito supremo diventa quello ad una sana, riposante, placida, rasserenante, e dolcemente rassegnata...
cronica tristezza!

domenica 10 maggio 2009

Al distributore automatico di sigarette vedo un nugolo di tossici come me. Me ne resto in macchina in attesa che spariscano. Sono uscita di casa in condizioni pietose (solo la crisi di astinenza può portarmi a tanto): i capelli tirati su alla meglio con una pinza, un golf mezzo infeltrito, la faccia stanca e, soprattutto, SENZA ROSSETTO.
Nessuno deve vedermi così!
Aspetto finché non ne rimane solo uno. Ecco, ci siamo. Posso quasi scendere. Si allontana e finalmente, quando lo reputo a distanza di sicurezza, mi faccio avanti. Senonché, quello si volta e torna sui suoi passi. Da lontano mi urla se ho un accendino. Rispondo di no ma, incurante, si avvicina lo stesso
"Ah! Ma sei te? Da laggiù non t'avevo riconosciuta! "
(ipocrita, dillo che così conciata non ti sembravo io!)
Spero che se ne vada presto e, invece, si mette a chiacchierare. Mi aiuta a strisciare la tessera magnetica che è quella sanitaria ma anche codice fiscale (la inserisco sempre nel verso sbagliato). Il mio flagello. Nell'arco di un solo mese l'ho dimenticata lì inserita per ben sei volte consecutive. Il tabaccaio, l'ultima volta che son tornata a prendermela, m'ha preso in giro
"Stai a fà tanto la misteriosa sull'età! Oh, bella! Ormai la so a memoria la tù data di nascita. Quest'anno ti faccio gli auguri per il tù compleanno! Tanto manca poco...".
Visto che il tipo, che poi è un arzillo ex bagnino che dieci anni fa, al mare, mi chiamava Naomi, non se ne va, faccio buon viso a cattivo gioco e gli racconto il divertente aneddoto. Mi prende la tessera dalle mani, legge il cognome
"Toh! Guarda te! L'altro giorno gliel'ho riportata io al tabaccaio la tù tessera!"
Mentre constato che ormai mezza Forte dei Marmi è a conoscenza della mia età anagrafica, mi chiede
"l'amore come va?"
Proprio non è serata! Faccio la vaga. Ridacchio imbarazzata. E lui
"Io ero rimasto che stavi con uno che ti faceva tripolà"
Mi legge la meraviglia in faccia e, con un certo orgoglio o autocompiacimento, fa
"Sì, sì. Me lo dicesti te. Forse un te lo ricordi. Ma con me t'eri confidata. Mi parlasti anche del tù babbo e del tù fratello".
Mi stupisco sempre più. Ma soprattutto, non mi riconosco. Non è da me. Quando lo saluto e mi riavvio alla macchina, penso che dieci anni fa dovevo essere messa peggio di quanto non sia adesso, se arrivai al punto di aprirmi così tanto con qualcuno che conoscevo appena e che, quasi certamente, mi aveva avvicinato per guardarmi il culo...

vocazioni

Il paradosso è che dispenso pillole di buonumore. Se non altro, mi dico, sono gli altri a beneficiare della vitalità che emano, delle risate, dei miei buffi modi esuberanti. Anche al lavoro. Arrivo puntuale alle sette del mattino. Intorno a me le facce assonnate e cupe dei colleghi, che al primo effondersi della mia vocetta acuta, o al risuonare dei miei tacchetti svelti, spesso amplificato dall'indugiarmi in improbabili passi di danza, si fanno vispe e sorridenti. Lo sento quasi costantemente il cuore che è in tumulto, ed è un impegno grosso da gestire. A volte capita che, a tradimento, l'accenno di un pensiero o di un ricordo o quell'angosciante senso di vuoto che mi spiazza, mi tolgano il respiro e si concretizzino in un velo ad appannarmi gli occhi ma, con estrema prontezza di riflessi, caccio indietro le lacrime in una frazione di secondo e non vengo mai scoperta. E tuttavia non posso certo dire che il mio essere gioiosa sia un qualcosa di artefatto. La gioia erompe spontanea e incontrollata dal mio cuore, mista alla malinconia che nessuno sembra cogliere. E preferisco sia così. Mi piace rasserenare gli animi e portare l'allegria. Credo sia una vocazione. Tanto poi, se voglio,
a casa il modo di piangere lo trovo.

sabato 9 maggio 2009

Temo di esser diventata, agli occhi dei miei gatti, come Joan Crawford per la figlia Christina nel celebre film "Mammina cara"...

venerdì 8 maggio 2009

Io tifo per quella matta che in preda a infantili entusiasmi salta sul materasso fino a schiantare le doghe del letto.
Intimamente auspico che sia proprio lei a spuntarla in questa battaglia al confine tra l'estenuante e il grottesco.

martedì 5 maggio 2009


So che questa foto non ha niente di eccezionale. Ma certe immagini mi rasserenano. Come quando, sempre al cimitero, scorsi un nido di rondine, con tanto di piccolini cinguettanti, in una cappella di famiglia. Presumo ciò dipenda da una piacevole, appagante sensazione di conciliazione degli opposti. Opposti che normalmente percepiamo marcati e stridenti, e che all'improvviso si fanno labili, più apparenti che sostanziali.

stupefacente citazione


"Oh! Valentino vestito di nuovo, come le brocche dei biancospini!"

Chi si aspettava che oggi mia madre citasse il Pascoli?
Son rimasta di stucco. A volte mi sorprende.
Non l'ho mai sentita recitare un solo verso da quando mi ha messo al mondo.
Donna solida e molto concreta, la credevo del tutto immune da ogni reminescenza scolastica, tanto più di impronta poetica.
Lì per lì, quando ha esordito dicendo
"come dice quella poesia?",
ho addirittura esagerato nella mia aspettativa di positivo stupore, sospettando che stesse per declamare incredibilmente "Ei fu, siccome immobile...", visto che oggi è il cinque maggio.
Invece no. Stava semplicemente meditando sulle prossime disposizioni da impartirmi:
andare a far visita al cimitero e portare con me un ramo del biancospino che è in giardino.
Non sa, però, che ha già consumato quasi del tutto il suo splendore.
I fiori si sono tristemente imbruniti.
Non ho il coraggio di dirglielo. E infatti non glielo dirò.
Non le darò questa delusione.
Pensare che appena una settimana fa l'avevo fotografato ed era nel pieno del suo spumeggiante candore...

soddisfazioni

Intervallare i numerosi impegni quotidiani ingozzandomi di kinder cerali alternati a sfiziosi crostini burro e acciughe in salsa piccante nella consapevolezza di bruciare istantaneamente le calorie in eccesso grazie al portentoso coktail stress e sigarette, ingenera nella mia psiche un processo auto-euforizzante che rasenta il
delirio di onnipotenza.
ero molto più "intelligente" (tutto è relativo) quando non fumavo, me ne rendo conto benissimo. non avvertivo questo fastidioso senso di offuscamento cerebrale. avevo riflessi più pronti, percezioni più nitide. vivevo meglio anche le emozioni. adesso sento la mia coscienza ricoperta da una specie di patina. stamani non avrei comperato le sigarette (credo) se alle otto e dieci non fosse piombato in casa il medico di mia madre sorprendendomi per l'ennesima volta in camicia da notte e pantofole faccia sconvolta e capigliatura da pazza e cucina in disordine...e non mi avesse INNERVOSITO. avrò diritto ad un vago accenno di relax almeno nel mio giorno "libero"? contrariamente alle mie abitudini, non gli ho neanche fatto il caffè. devo dire che ce l'ho messa tutta per fargli capire che ero esasperata. credo che la prossima volta darà un'occhiata all'orologio prima di irrompere nella mia privacy senza rispetto alcuno.

lunedì 4 maggio 2009

certe notti

Quella notte che sognai che era morto il mio Cicciobello e dal momento in cui mi svegliai al mattino cominciai a guardarlo con altri occhi avvertendo un senso di inquietudine e di quasi terrore e non ebbi il coraggio di toccarlo per lunghissimo tempo.
Quella notte che non ne volevo sapere di dormire e costringevo mia sorella a farmi gli indovinelli e mio padre diede due cazzotti sulla parete che divideva la nostra stanza dalla sua per ammonirmi ed io che continuai incurante a far baccano e lui che minacciò di venirmi a dare uno schiaffo e io che spavalda poichè non mi aveva mai toccato prima lo invitai sì sì uh che paura e dai vieni pure e dopo una manciata di secondi lo vidi incredibilmente materializzarmisi davanti e umiliata e rabbiosa quando la sonora sberla mi raggiunse veramente sulla guancia sinistra procurandomi un esteso senso di calore sentii che gli occhi si riempirono di lacrime ma non volli dargli la soddisfazione di mettermi a piangere.
Quelle notti che imploravo mia sorella di leggermi la fiaba di zio lupo che mi terrorizzava eppure non potevo farne a meno zio lupo guardò la bambina con occhi di fuoco la bambina tremava come una foglia e zio lupo alla fine se la mangia solo perchè aveva la colpa di essere una bambina golosa e i genitori scellerati che erano al piano di sotto non avevano mosso un dito per salvarla.
Quella notte che decisi di aspettare sveglia la befana e mentre fingevo di dormire vidi mia madre entrare silenziosamente nella mia stanza e deporre accanto al letto una culla per le bambole che conteneva un Cicciobello cinese e tuttavia pur avendo assistito affranta e sgomenta allo sgretolarsi dei miei sogni infantili al mattino finsi di provare gioia e meraviglia per non mortificare i miei genitori e simulai di credere alla befana addirittura anche l'anno successivo...o forse due.

Per via della musica così solare, questa canzone mi ha sempre trasmesso allegria e voglia di ballare. Inoltre, descriveva l'estasi, la magia, lo stato di grazia della fase dell'innamoramento: "respirando la polvere dell'auto che ti porta via, mi domando perchè più ti allontani e più ti sento mia..." "...mentre entri nel cervello e mi raggiungi il cuore...proprio in fondo il cuore, senza pudore...per cancellare anche il più antico amore" e poi "tra tanta gente nera, una cosa bella: tu a me uguale, tu a me uguale!". Sì, c'erano delle strofe che mi lasciavano un pò perplessa, tipo "tra tanta gente nera, una cosa bella: tu al mio funerale". A un certo punto si accennava ad un gran bagliore e a strilli di sirene. Tutte metafore, mi dicevo.

Ma che metafore! OGGI ho capito che non ve ne è nessuna! E che questa canzone è semplicemete TRAGICA! Al posto dell'allegria, adesso mi scatena uno sgradevolissimo senso di angoscia (guarda come le situazioni si possono ribaltare da un momento all'altro!). Mi meraviglio, con una certa preoccupazione, di quanto sia stata ottusa. Allo stesso tempo, però, considero questo evento incoraggiante: magari un giorno, così, all'improvviso, senza sforzo alcuno, con altrettanta naturalezza, sarò illuminata su tutto il resto, su molti altri significati e verità che da anni vado cercando spremendomi inutilmente le meningi...


forse dovrei fare una pulizia del desktop...

domenica 3 maggio 2009

volgare sfogo dopo una massacrante giornata di lavoro

li vedi arrivare con le facce scure. nel migliore dei casi, inespressive. bel modo di essere in "vacanza". incazzati già al loro ingresso. prevenuti, insofferenti, impazienti, polemici, annoiati, pretenziosi, diffidenti. snob. frustrati. ti guardano dall'alto in basso. hai voglia a essere comunicativa gentile e sorridente, non c'è reazione. non emanano calore umano. manca proprio la sostanza. ostentano i loro macchinoni ma risparmiano sul frigobar, e da bere, a cena, ordinano una minerale. prenotano una notte ma sfruttano interamente la giornata successiva parcheggiando i bagagli fino a sera nell'apposita saletta che sarebbe "di emergenza". li senti parlare al cellulare ed enunciare i loro interessantissimi programmi: lo shopping e il rinomato mercatino. dalle carte d'identità risultan tutti manager e dirigenti. in realtà: morti viventi. incapaci di provare emozioni vere, fingono di andarsi a divertire. apparire è tutto ciò che conta. non sanno neanche loro che son venuti a fare. sono allo sbando. passare il week end qua, però, fa chic. almeno, ora, possono vantarsene. devi spiegargli perfino dov'è il mare e, di sicuro, molti non notano neppure che, proprio di fronte al mare, si stagliano bellissime montagne. che vuoi che gliene freghi a loro, molto meglio la vetrina di cavalli.
sono in conflitto di interessi eppure, pontisti , prima o poi mi costringete a dirvelo

che mi fate pena!
quando un tarlo mi s'insinua nel cervello non c'è modo di fermarlo
divora tutto, anche il bello
come se un passo falso, una leggerezza, una qualsiasi stupidaggine commessa
vanificasse i meriti, le gioie, le conquiste, tutto quello che io sono
m'identifico nel tarlo e tutto il resto non c'è più
l'unica salvezza, in questi casi, è addormentarmi presto
e aspettare fiduciosa che il risveglio mi riporti la giusta dimensione delle cose

sabato 2 maggio 2009

taglio radicale

Ho appena ultimato la snervante opera di raccolta delle foto di famiglia in un mastodontico album da matrimonio.
E lei è onnipresente.
Mi ha accompagnato per tutto l'arco della mia esistenza. Sadica perversione di mia sorella, che si dilettava a "bombarla" con la spazzola (e io, innocente, per anni ho subìto il tormento remissiva), l'ho anche immortalata, in prima elementare, in un autoritratto che fu ritenuto degno di cornice, dimostrando così di ravvisare in lei il mio tratto identificativo. Con me anche il giorno della prima comunione, della cresima, delle nozze. Ovunque. A rendermi sempre uguale. Sempre la stessa. Tenerla in ordine: un'impresa. O troppo lunga, o troppo corta. Troppo "geometrica" o troppo incolta. Ossessione. Marchio. Condanna. Ma anche protezione. Sicurezza. Emblema di monotonia angosciante. Simbolo del mio vecchio io. Già in passato ho timidamente manifestato il proposito di sbarazzarmene...Ma tutti, pronti, a dirmi "No! Te sei così! Perchè cambiare?". E invece, ho deciso di prendere il coraggio a quattro mani: volto pagina. Domani mi libero di te,

FRANGETTA.

punti di vista

La Maria Rosa nella pausa pranzo. Mi osserva silenziosa e poi emette la diagnosi
"La Cristina oggi è triste".
Maurizio prontamente la deride
"Ma hai bevuto? Quando mai ?! E' allegra come sempre!".

Chi ha ragione?

venerdì 1 maggio 2009

sincerità


Ambientazione: il camerino di un negozio della catena "motivi". Si prova un abitino sexy in microfibra. Ma l'immagine che lo specchio le rimanda non è esattamente quella auspicata. Le sembra di notare un accenno di pancetta, nonché di incipienti cuscinetti (la microfibra, si sa, "fascia" alla grande). Intanto, si avvicina la commessa:
"Allora? Come va?" e lei "Mah...Oddio...Insomma...Sa, d'altronde... non ho più ventanni..."
Si aspetta il consueto "Ma che scherza?! Le sta d'incanto! Sembra una bimba!", e, invece, stavolta, questo è il riscontro

"Eh...a chi lo dice, nemmeno io! Infatti, qui dentro mi sento fuori luogo...".

Apprezzabile, se vogliamo, la sincerità della commessa. Lei, naturalmente, affranta lascia perdere il vestito, e corre in farmacia, dove fa scorta di "Somatoline pancia e fianchi".