sabato 23 maggio 2009








Mentre mi rifornisco alla pompa di benzina so di essere ridicola.
Cosa c'è di meno femminile? Oltre ad aver poca dimestichezza con tutto ciò che si definisce automatico, stavolta dispongo soltanto di una banconota da cinquanta euro. Decisamente troppo. Prima di riempire il serbatoio, ce ne vuole. Tra l'altro, il mio imbarazzo è potenziato dalla presenza di un tizio dietro me che aspetta un pò impaziente. Ed io lì, immobile, impotente, con quella pompa in mano che non smette mai di erogare (in compenso son ripartita con un serbatoio che "esplodeva" ). Arrivo a Viareggio che sono le otto e cinque. L'appuntamento all'"Eolo" era alle otto. Cinque minuti non sono la fine del mondo. Il fatto è che ora devo parcheggiare. Il sabato sera è un gran casino. E infatti, per non rischiare di ritrovarmi intrappolata in un circolo vizioso, decido di fermarmi prima. Così, adesso, mi tocca anche un bel tratto a piedi. Insomma, accumulo ritardo su ritardo. Però, e questo sarebbe il climax del racconto (pensa te), sono tranquilla! Mi chiedo come mai non me ne freghi niente. Io son quella che per il terrore di far tardi arriva in anticipo agli appuntamenti. E quando pavento di fallire nel mio intento, mi assale l'ansia. Specialmente se devo andare al cinema. Forse per l'aggravante del fattore luci spente. Detesto entrare in una sala buia. Al buio non mi so proprio muovere. Mi paralizzo. E invece, questa sera, non mi frega un accidente neanche di quello. Anziché scapicollarmi e correre come una forsennata oscillando paurosamente sui tacchi a spillo, col rischio di slogarmi una caviglia ad ogni frenetica falcata, affanneggiando con il cuore in gola, come se solo col mio arrivare in tempo scongiurassi una catastrofe imminenente, passeggio placidamente in quel marasma di gente, incurante anche dei capelli che non stanno a posto. Me ne sbatto proprio altamente. E insisto a chiedermi perché. M'interrogo se sia un bene o un male che ultimamente mi senta fatalista. Sono cresciuta o mi sono inaridita? Nonostante le mie analisi, non lo capisco. Ci devo ragionare ancora un pò. Capisco però che forse è vero che la fortuna aiuta gli audaci. Arrivo che il film non è inziato. Stanno scorrendo i titoli di coda della proiezione precedente. Mentre mi siedo, si spengono le luci! Allora è quando mi agito per niente che tutto mi va storto? E' questo che fa la differenza?

Alla fine, esco pure soddisfatta. Finalmente. Negli ultimi tempi non azzeccavo un film. Con Che Guevara mi ero addirittura addormentata. In questo caso, invece, ho partecipato molto. Nonostante un inizio un pò in sordina (quelle scene di sesso prolungato mi sono parse inutili, forzate. Vabene la prima. Aveva un senso. Ma poi non eran più giustificate. Mica son venuta al cinema per scoprire quanto fosse bravo a letto Mussolini...Che poi, detto tra noi, ho la certezza che fosse una chiavica anche in quello). A tratti, specie nel primo tempo, mi è sembrato di taglio quasi teatrale. Poi documentario, ma emozionante al tempo stesso, parodistico, onirico, poetico, psicologico, drammatico. La forza evocativa di alcune immagini mi ha proprio impressionato. Così come molti dei dialoghi, davvero illuminanti (bella la figura dello psichiatra!) Soltanto adesso mi andrò a documentare meglio. Di proposito non avevo letto niente. Non leggo più le recensioni prima di vedere un film.

Qualche commento con le amiche e guardo l'ora sul cellulare. Penso a mia madre che mi aspetta per le operazioni della sera. E questa immagine mi riporta una sensazione familiare di crescente accelerazione dei battiti cardiaci. Senza la consueta pillola, poverina, non può dormire. Farò tardi. Corro alla volta della mia C3. Parto sparata sul vialone a mare nonostante il traffico e mi cimento anche in qualche sorpasso un pò azzardato. Bene, mi dico, non c'è più niente da pensare!

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