domenica 10 maggio 2009

Al distributore automatico di sigarette vedo un nugolo di tossici come me. Me ne resto in macchina in attesa che spariscano. Sono uscita di casa in condizioni pietose (solo la crisi di astinenza può portarmi a tanto): i capelli tirati su alla meglio con una pinza, un golf mezzo infeltrito, la faccia stanca e, soprattutto, SENZA ROSSETTO.
Nessuno deve vedermi così!
Aspetto finché non ne rimane solo uno. Ecco, ci siamo. Posso quasi scendere. Si allontana e finalmente, quando lo reputo a distanza di sicurezza, mi faccio avanti. Senonché, quello si volta e torna sui suoi passi. Da lontano mi urla se ho un accendino. Rispondo di no ma, incurante, si avvicina lo stesso
"Ah! Ma sei te? Da laggiù non t'avevo riconosciuta! "
(ipocrita, dillo che così conciata non ti sembravo io!)
Spero che se ne vada presto e, invece, si mette a chiacchierare. Mi aiuta a strisciare la tessera magnetica che è quella sanitaria ma anche codice fiscale (la inserisco sempre nel verso sbagliato). Il mio flagello. Nell'arco di un solo mese l'ho dimenticata lì inserita per ben sei volte consecutive. Il tabaccaio, l'ultima volta che son tornata a prendermela, m'ha preso in giro
"Stai a fà tanto la misteriosa sull'età! Oh, bella! Ormai la so a memoria la tù data di nascita. Quest'anno ti faccio gli auguri per il tù compleanno! Tanto manca poco...".
Visto che il tipo, che poi è un arzillo ex bagnino che dieci anni fa, al mare, mi chiamava Naomi, non se ne va, faccio buon viso a cattivo gioco e gli racconto il divertente aneddoto. Mi prende la tessera dalle mani, legge il cognome
"Toh! Guarda te! L'altro giorno gliel'ho riportata io al tabaccaio la tù tessera!"
Mentre constato che ormai mezza Forte dei Marmi è a conoscenza della mia età anagrafica, mi chiede
"l'amore come va?"
Proprio non è serata! Faccio la vaga. Ridacchio imbarazzata. E lui
"Io ero rimasto che stavi con uno che ti faceva tripolà"
Mi legge la meraviglia in faccia e, con un certo orgoglio o autocompiacimento, fa
"Sì, sì. Me lo dicesti te. Forse un te lo ricordi. Ma con me t'eri confidata. Mi parlasti anche del tù babbo e del tù fratello".
Mi stupisco sempre più. Ma soprattutto, non mi riconosco. Non è da me. Quando lo saluto e mi riavvio alla macchina, penso che dieci anni fa dovevo essere messa peggio di quanto non sia adesso, se arrivai al punto di aprirmi così tanto con qualcuno che conoscevo appena e che, quasi certamente, mi aveva avvicinato per guardarmi il culo...

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