lunedì 13 aprile 2009

zena


Se qualche tempo fa mi si fosse chiesto quale personaggio della letteratura mi rispecchia, avrei fatto il nome di un'eroina tragica e passionale come Madame Bovary, o un suo equivalente, che so...la russa Anna Karenina, piuttosto che la tedesca Effi Briest, oppure la britannica Tess of the D'Urbervilles. Ma stamani pensavo, invece, che ultimamente mi ritrovo molto di più in uno Zeno Cosini. Non vorrei esagerare. Non mi sento un'inetta. Incostante sì, però. Inconcludente, pure. E come lui incline a ravvisare il nocciolo dei miei malesseri, di volta in volta, in un determinato "problema" o in un fattore esterno, nel dilemma del momento, in una situazione specifica e contingente, la cui risoluzione costituirebbe lo scioglimento della tensione e il raggiungimento della pace interiore e dell'appagamento. Ogni giorno, ormai, come lui, fumo la mia ultima sigaretta. Come lui, ragiono su ogni cosa, "sviscero" ed analizzo ad oltranza in cerca di una risposta che probabilmente non voglio trovare. Zeno s'inganna. E tende ad ingannare anche il suo psicanalista. Persegue un obiettivo e ne raggiunge uno completamente diverso e antitetico. E' innamorato di Ada, ma finisce per sposare, affidandosi un pò al caso, la bruttissima Augusta. Quando si trova un'amante, riesce a rovinare tutto e la perde grazie ai suoi patologici sensi di colpa.
A dirla tutta, però, sbaglio dopo sbaglio, alla fin fine lui fa, inconsapevolmente, la cosa giusta. Gli errori non sono sempre casuali, di frequente sono lapsus freudiani (e qualcuno mi ha insegnato che la pensa così anche Brian Eno). L'Augusta, poveraccia, era in fondo l'unica donna che potesse stargli accanto. E quella volta che Zeno sbaglia corteo funebre, probabilmente è proprio perchè ha sempre detestato il cognato defunto...
Che senso ha sto post? Boh. E, soprattutto, che senso ha sto blog? Nessuno. Forse. Non vorrei rappresentasse un surrogato del mio personale Dottor S.

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