martedì 14 aprile 2009

sehnsucht e tavernello






Ieri sera ho avvertito un senso di Sehnsucht particolarmente dirompente che sarebbe stato il caso di sfruttare per un post.
Tra l'altro, sono giunta alla conclusione di essere cronicamente affetta proprio da Sehnsucht. Coleridge (che con la Sehnsucht non c'entra nulla) scriveva sotto l’effetto degli oppiacei (ed era in buona compagnia). Amplificavano le sue già marcate velleità visionarie e conferivano alla sua poesia quel fascino onirico che la rende così particolare. Lo capisco, perchè è proprio spogliandosi dei freni inibitori che si libera la coscienza dagli schemi e dalle sovrastrutture in cui è per lo più imbrigliata, e la creatività esplode. Non sono Coleridge, non ho il dono della poesia, e non ho mai fatto uso di oppio, ma, nel mio piccolo, mi è spesso sufficiente un bicchiere di vino per abbandonarmi ai pensieri più bizzarri e per vivere qualsiasi emozione con maggiore intensità. Non ho tanto delle "visioni" traducibili in versi, solo percepezioni più dense e palpabili, sia della realtà che dei miei stati emotivi. Nel bene e nel male. Ma, tali momenti mi assalgono sempre nei contesti sbagliati, quando non ho la possibilità di trasporli istaneamente sulla carta e così, inevitabilmente, si disperdono, con mio grande senso di frustrazione.
Ieri sera, comunque, dicevo che io e la Sehnsucht eravamo una sola cosa. Questa parola, chiave del romanticismo tedesco, evocativa e affascinante, risulta intraducibile in italiano. Come non credo sia traducibile in nessun altra lingua al mondo. Spesso la si identifica nella “nostalgia”. Niente di più riduttivo. La nostalgia è un concetto alquanto banale legato al rimpianto del passato. Il desiderio di rivivere un qualcosa che abbiamo già vissuto e che ci ha dato gioia. La Sehnsucht è anelito all’ineffabile. E’ il desiderio o, meglio, la smania di raggiungere l’irraggiungibile. E’ perenne irrequietezza, è avvertire dentro qualcosa di enormemente grande e incontenibile che, tuttavia, non trova una via di sfogo. E’ la percezione che c’è sempre qualcosa che ci sfugge e che solo raggiungendo quel qualcosa si potrà essere veramente felici (quindi: mai).
Ieri sera la Sehnsucht era la fonte di ogni mio male. Anche se fumo, pensavo, è per colpa sua. Ho l'impressione, fumando, di andare a colmare in minima parte quel fastidiosissimo senso di vuoto e di incompiuto (in realtà so benissimo che mi faccio solo del male e non colmo un accidente).
Fugaci, ma intensi, appagamenti della Sehnsucht mi colgono talvolta, improvvisi e inaspettati, durante l'ascolto della musica, o nel contemplare un'opera d'arte (l'arte, in fondo, è nata proprio con questo scopo), o alla vista di uno spettacolo della natura. Sono momenti magici di autentica euforia, che mi armonizzano col mondo, istanti in cui mi sembra di toccare l'assoluto. Subito dopo, il tempo di riacquistare consapevolezza dello stato delle cose, la mente si rimette "tragicamente" in moto...
P.S. Nel tentativo di trasfondere in immagini lo spirito del romanticismo tedesco, era abbastanza scontato e naturale che mi rivolgessi a Caspar David Friedrich.

2 commenti:

  1. gli alcolisti anonimi avrebbero da ridire ;) complimenti per il blog.

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  2. fausto :D
    ...dici che mi merito addirittura i complimenti? sai, io, in realtà... io c'ho grossa crisi...perchè...non so più "quando" sto andando su questo blogghe..."quando" sto facendo su questo blogghe... ;)

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