domenica 19 aprile 2009

sposerò gregory peck



La prima volta che lo vidi, avrò avuto, forse, cinque anni. Ne rimasi conquistata.
Mi è capitato di vederlo ancora negli anni successivi e, mano a mano che crescevo, ero in grado di coglierne una sfumatura diversa, una più profonda chiave di lettura. Naturalmente, in tenerissima età, il tema del razzismo, fondamentale nella storia, risulta difficilmente contemplabile.
Ciò che m' impressionò, e mi rimase dentro per sempre, fu l'atmosfera magica del film, a tratti un pò "paurosa", alimentata dalla struggente e suggestiva musica, armoniosamente fusa con le immagini; il ritrovare sullo schermo il mio mondo infantile, così delicatamente, eppur realisticamente, affrescato; il tenero rapporto che univa Atticus ai suoi due bambini; ma, soprattutto, la figura del misterioso Boo, la cui identità di innocuo malato di mente che, isolato dal mondo dei "sani", ricerca il contatto con le uniche creature a lui affini, i bimbi appunto, si rivela solo nel finale.

Ora pensavo, molto banalmente, a quanto sia ricettiva, pura, plasmabile la mente di un bambino. A come un film, un racconto, una qualsiasi esperienza vissuta nell'infanzia, possa essere tanto suggestiva, e così facilmente assimilabile, da riuscire a diventare parte integrante della personalità di un individuo. Ho visto centinaia di film nell'arco della mia esistenza, in molti di loro ho riconosciuto dei capolavori...Eppure, mai più nessuno è stato in grado di emozionarmi ed ammaliarmi quanto




Inoltre, in quell'occasione, presi anche una decisione importante per il mio futuro: da grande avrei sposato Gregory Peck...o, al limite, uno proprio uguale uguale a lui.

2 commenti:

  1. Entro silenziosamente in questo tuo 'spazio' dove la scrittura regna sovrana e mi fai capire che in questo pullulare di blog ben pochi meritano l’attenzione come merita il tuo.
    Complimenti …
    Tamorti, n’altro blog da esar :-)

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  2. Ci ho pensato un pò prima di rispondere...perchè quel che hai scritto è talmente bello (forse non lo merito neanche), che non volevo essere banale...e, invece, non ho scampo. banalmente, ma col cuore, ti dico: grazie, Silvano!

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