sabato 4 aprile 2009

pentimento


Sempre più spesso mi fa scappare la pazienza. Per anni mi sono dedicata a lei con spirito giocoso e complice, cercando di alleviarne le pene e farle percepire il meno possibile la drammaticità della sua condizione. Da quando, però, il mio animo si è incupito, turbato da dubbi e malesseri interiori, da dilemmi esistenziali, delusioni e bilanci negativi, nonché concrete preoccupazioni per il futuro, le faccio, talvolta, avvertire la mia personale stanchezza. E’ vero che, di solito, non sembra curarsene più di tanto. Mi richiama all’ordine e, lucida e implacabile, sottolinea ogni mia pecca, spesso “spifferandola”, ed enfatizzandola, a mia sorella! Con l’egoismo, o meglio, l’egocentrismo, tipico delle persone anziane e malate, esige parecchio. Penso di darle tanto, nonostante i miei nervosismi, ma non è mai abbastanza. I miei repentini sfoghi pseudo-isterici sono dettati da un certo senso di oppressione. Lei sta monopolizzando la mia vita, santo cielo! Poi, capitano momenti come questo, in cui, di colpo, la osservo mentre la imbocco, entrambe sedute sul bordo del letto, e la vedo nella sua disarmante vulnerabilità. Dipendente in tutto e per tutto da me. Immobilizzata nel suo letto, la tv a tutto volume, accesa ventiquattr' ore su ventiquattro, immersa nel suo microcosmo. Unici svaghi, oltre alla tv, le saltuarie visite della Signora Tina, la sua migliore amica che le gioca i numeri al lotto (numeri che non escono mai), e le fotografie. Quelle bellissime, in bianco e nero, della sua giovinezza. Quelle che la ritraggono nei momenti del suo massimo splendore, insieme al suo unico grande amore (mio padre), o ai figli ancora piccoli. Qualche tempo fa mi sorprese e mi commosse quando, fissando con intensità una foto incorniciata del suo matrimonio, con gli occhi lucidi sospirò “Com’era bello, il mio Amore!”. Non l’avevo mai sentita parlare così di mio padre. Con quella spontaneità, quel trasporto, e quel senso di rimpianto nel rievocare la passione e il sentimento che l’avevano legata a lui. Come se fosse oggi. Aveva parlato la donna innamorata. Aveva parlato la ragazza di allora, la ragazza che è ancora in lei. Ha un caratterino tosto, la Flora. E’ sempre stata cocciuta e un po’ dispotica. Abile amministratrice di tutte le faccende di casa, continua a dirigere l’andamento domestico dalla “stanza dei comandi”, come scherzosamente io chiamo la sua camera. Sa essere anche molto ironica, però. E, un tempo, sapevo ridere più spesso al cospetto delle sue tante sortite esilaranti (un po’ ciniche e dissacranti). Ma la Flora più autentica è quella che in questi giorni non si dà pace pensando al fratello che lei crede grave in ospedale, mentre in realtà è morto da una settimana; quella che, quotidianamente, si premura di farmi sbriciolare il pane avanzato, con lo scopo di rimpinzare i passeri, i merli e i pettirossi che, numerosi, zampettano nel nostro giardino; la stessa che, stamani, quando stavo per servirle la colazione, mi ha ordinato di riempire di latte la ciotola dei gatti (dei bimbi, come li chiama lei) e, nell'apprendere che l’ultima tazza era proprio quella destinata a lei, ha risposto “Io mangio lo yogurt”.

7 commenti:

  1. Non so se è il caso, proprio io, magari aspetto, a qualcun altro l'onore, ma no, vado... si dai vado...
    Cristina, benvenuta nel grande mare dei blogger.
    Bell'inizio!

    Un abbraccio
    giuliana

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  2. Gaz...sei una vera amica!!!! Grazie.

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  3. Da brava nuotatrice, attraverserai gli oceani senza paura...
    Ciao :-)

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  4. Grazie per l'incoraggiamento, Novalis! Siete dei tesori, davvero. Ad essere sincera, però, una brava nuotatrice non lo sono mai stata. So stare a galla,in tutti i sensi. In acqua, nella vita e, spero, in questa specie di blogghe!

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  5. un bacio, prima alla flora e poi all'autrice.

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  6. emme: dì la verità, non te l'aspettavi, eh? ihihih!
    fausto: flora e figlia ringraziano! :)

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