lunedì 1 giugno 2009

I want it all

Stamani parlerò di un furto. L'unico commesso in vita mia.
Era un anello.
La scatola di latta che l'Alessandra, vicina di casa adolescente, teneva in camera sul cassettone, custodiva un tesoro. Mi attirava fatalmente. Spesso andavo a curiosare, eccitata da tutto quello scintillio. E mi accontentavo di guardare. In verità, ero attratta da tutto quello che faceva lei e che era suo. Le stavo sempre appiccicata. Non volevo mollarla nemmeno quando andava in bagno. Ricordo che una volta infilò sotto la doccia semivestita, a proteggersi almeno in parte dala mia invadente presenza. Non era certo malizia la mia. Mi piaceva guardarla per identificarmi. Immaginavo il momento in cui, una decina d'anni dopo avrei anch'io assunto le sembianze di una donna. Ero impaziente. E un giorno non seppi resistere alla tentazione di attingere qualcosa da quel mondo ancora sconosciuto. Tra moltitudini di collane, bracciali, orecchini, catenine tintinnanti, scelsi un monile a caso. Che non avrei mai indossato. Una volta in mio possesso, infatti, perse di significato. Era affascinante finché si trovava in quel contesto. Non era adatto a me e, in più, così, isolato, avulso dall'insieme, non diceva niente. Era solo una macchia "ignominiosa" sulla mia coscienza.


Questa brama di assoluto mi è rimasta. E' l'approccio che per lo più mi è consueto in ogni frangente della vita. Concreto o emozionale, materialistico e affettivo. E' come quando entro in una serra. Vorrei appropriarmi di tutti quei colori e quei profumi. Scegliere una pianta è riduttivo e inappagante. Nell'imbarazzo di scegliere a cosa rinunciare, me ne esco a mani vuote. O tutto o niente.

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