lunedì 1 giugno 2009

monumenti


Il visitatore che si trova a passeggiare nell'ampio giardino che circonda la mia casa, inevitabilmente si imbatterà in uno strano reperto. Se appassionato di archeologia, potrebbe riconoscervi, non senza un fremito di eccitazione, un eccezionale rinvenimento di tomba a cassetta, da ricondurre, con tutta probabilità, alle tribù di liguri apuani che popolavano il territorio versiliese prima dell'avvento dei romani. In realtà, trattasi di un'edificazione eretta di recente. Il 6 febbraio del 2009 per l'esattezza. Tributo ad Angiò, la più sfortunata tra le mie piccole tigri. La giornata "gotica", faceva da giusto sfondo alla funesta circostanza. Vento, tuoni e pioggia battente. Ma, del resto, nemmeno un cataclisma avrebbe potuto disincentivarmi nel proposito di assicurare a quella creatura innocente una degna sepoltura. Le tegole, o embrici, che una volta deposta la pala, ho usato come copertura della tomba, credo trovino giustificazione nell'intento disperato, quanto utopico, di proteggere l'amato corpicino dalle avversità atmosferiche, da tutta quell'umidità e dal freddo. Infatti, la tomba di Angiò, è l'unica ad ergersi visibile, a reclamare l'attenzione, in quella specie di necropoli o pet cemetery (un altro gatto, un cane e miriadi di piccole bestiole: criceti, tartarughine d'acqua, uccelli e pesci rossi) che è il mio giardino. Ogni giorno mi reco a fargli visita e, forse balsfema, ma non credo, per un riflesso condizionato mi faccio il segno della croce. Oggi ho fotografato il sito perchè l'atmosfera, artefice il cielo plumbeo prodigo di abbondante pioggia, è identica a quella della mesta giornata della tumulazione.

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