venerdì 10 aprile 2009

fuga

Ancora si scopre a rievocare quel folle viaggio in treno. Vagheggiato mille volte, e alla fine improvvisato. Contro ogni logica e ragionevolezza.
Bugie ed inganni e sotterfugi. Proprio lei che non sa mentire. Pur di fuggire via da tutto. Quasi a cercare una violenta scorciatoia, "un coup de théatre", per resettare la sua vita.
Ansia e fiato corto. Senso di fatalità. Rimorsi misti ad euforia.
Attònita, fissa l'immagine della donna riflessa nel finestrino e si chiede se quella è lei davvero.
Sospesa tra sogno e realtà, in bilico tra un ingombrante presente che sembra osservare sgomento i propri ultimi spasmi, ed un "quasi futuro" spaventevolmente esaltante, cerca di analizzare le sue confuse reazioni: incredulità, terrore, trepidazione, angoscia. Gioia.
Un cuore può veramente reggere a tanto? Sembra non avere mai fine quel viaggio, ma finisce, invece.
Quasi sopraffatta da un senso di irreparabilità e di catastrofe imminente, sente annunciare la sua stazione di arrivo.
Non si può più tornare indietro.
Ma dubbi e paure si dissolvono in un attimo davanti a due occhi scuri che, sconosciuti e familiari, ridono come mai altri occhi prima. Ridono perché c'è lei!
E a due mani che stringono le sue. Mani teneramente fredde, sudate e palpitanti di incontenibile emozione, che le ricordano quelle di suo nipote bambino al saggio di pianoforte.
Chissà, ora s'interroga, cosa sarebbe la sua vita, se da quella follia, che di lei è forse la più pura ed intima essenza, si fosse lasciata guidare senza esitazione, se le si fosse abbandonata senza ombra di riserva.


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