martedì 30 giugno 2009


Ci sono luoghi che associ a momenti densi di significato. Momenti emozionanti.
Forse i più belli della vita.
E dopo anni di intime frequentazioni, son diventati tuoi alleati. Son diventati familiari, rassicuranti, protettivi e... complici.
Sanno tutto di te, e tu di loro.
Come potresti immaginare che un giorno si trasformeranno nell'Inferno?...

senza parole...

nel senso che non mi voglio neanche spiegà.
devo sempre cercà di spiegarmi?
sì lo so potrebbe sembrare che...
ma invece no.

molto di più.
insomma lo so io che vuol dire.
siamo o non siamo nella casa delle libertà?

allora faccio un pò come cazzo mi pare! :)


lunedì 29 giugno 2009

Provvidenziali nuvole
mettono in fuga un sole istrione
Presuntuoso
Prepotente
Mi sdraio fuori in giardino
a prender l'ombra
respiro un'aria nuova
più sincera
pulita finalmente
che annuncia pioggia

e odo rassicuranti tuoni in lontananza.

(Non è che io invochi sempre nuvole e pioggia.
Esigo l'alternanza.
Troppo sole mi stanca).

niente è cambiato

Non mi arrenderò alla stanchezza che vorrebbe prendere il sopravvento dopo una convulsa, frenetica, stressante, assurda giornata di lavoro. Non la sera del compleanno della "svolta".
Mi accontento anche di un gelato, come una dodicenne. Ma voglio uscire.
Ricevo un regalo che alla vista e al tatto si rivela molto poco consistente. In questi casi, di solito, si tratta non di fiori ma di opere di bene. Mi sembra strano, però, che la Susy mi elargisca soldi!
Curiosa, tolgo i sigilli alla misteriosa busta, e ne estraggo il cartaceo contenuto:

Il Lago dei Cigni
Balletto in due atti e quattro quadri
Mercoledì 12 agosto 2009
Balletto di Mosca Teatro La Classique

Apprezzo questo pensiero più di un qualunque dono materiale!

Dopo la passeggiatina da adolescente, il gelato, quattro chiacchiere sul molo, saluto la mia amica allegramente e ognuna va per la sua strada.
Con la testa fra le nuvole (esattamente come il 27 giugno) e un sorriso ancora stampato in faccia (forse mi vedo volteggiare come Odette, cigno tra i cigni), giunta alla macchina non mi accorgo che un altro animo gentile ha voluto omaggiarmi nel frattempo del suo dono. Solo mentre imbocco il vialetto di casa, noto un sospetto svolazzare sotto al tergicristallo. Di cosa si tratti, mi pare fin troppo ovvio. (Dove avevano nascosto il segnale di divieto di sosta?). Ma a quel coso non gli do soddisfazione. Lo ignoro. Lo lascio lì dov'è. Domani lo estrarrò e lo seppellirò nello sportello del cruscotto insieme a tutti gli altri.

domenica 28 giugno 2009

Il Compleanno

Il burlone di mio cognato prendeva spunto dai miei compleanni per dedicarmi odi di circostanza con le quali corredava i suoi regali.
Componeva versi di cui ero musa ispiratrice, spacciandoli per stralci di preziosi manoscritti che attribuiva ad un assai improbabile poeta barocco, tale Giangiovanni Tagliaversi. Le poche righe sopra riportate (in quell'occasione Giangiovanni non si era particolarmente sprecato), mi ritraggono in qualità di fiore che sboccia alla vita e al sol...

Inutile sottolineare come, a distanza di dieci anni, queste parole mi facciano uno "strano effetto".
Soprattutto, mi chiedo:
1) Davvero sono sbocciata??
2) Se sì...Quando?
3) Sono sbocciata e mentre sbocciavo non ho avuto la benché minima consapevolezza che stavo sbocciando?
4) Se si sboccia senza esserne consapevoli, è come non essere mai sbocciati?
5) Se non sono mai sbocciata, è realistico confidare in uno "sbocciare" tardivo?
6) E se, invece, nonostante nessuno abbia perorato la mia causa superando le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farmi invecchiare, fossi tuttora nel pieno della fioritura?
7) Talvolta, alcuni sventurati fiori riescono ad appassire senza mai essersi aperti del tutto. Non sarà mica il mio caso? (questa, ovviamente, è la più malaugurata delle ipotesi)...

P.S. Poichè mio cognato nel frattempo è diventato un ex cognato e si è rifatto una famiglia e abbiamo quasi del tutto perso i contatti, Giangiovanni Tagliaversi si è defilato insieme a lui. Per sopperire alla mancanza delle odi di circostanza a cui ero avvezza, ho deciso di dedicarmi la canzone che segue. Il "video" è leggermente statico, ma conta la sostanza...


giovedì 25 giugno 2009

La cosa peggiore che possa capitare ad un turista in difficoltà, è imbattersi nella sottoscritta nel momento in cui necessita di indicazioni stradali...e a lei affidarsi.
Poco fa, fumavo la mia sigaretta affacciata al cancello dell'albergo. Vedo una macchina che rallenta e il guidatore, con aria speranzosa, mi chiede "Scusi...Via Duca degli Abruzzi?". Cerco di mantenere la calma e faccio un attimo mente locale. Quando mi sembra di avere le idee sufficientemente chiare, mi prodigo nelle spiegazioni. Mano a mano che procedo con il mio elenco di destra sinistra dritto sinistra destra ancora destra accompagnati da un enfatico gesticolare e da qualche interruzione dubbiosa e conseguente rettifica, noto una crescente smorfia di dolore sulla sua faccia. Nonostante tutto, gentilmente mi ringrazia e riparte in evidente stato confusionale.

mercoledì 24 giugno 2009

il senso della vita

Mica c'è da trovare per forza un senso in tutto. Mica c'è per forza da nobilitare tutto. Quella è solo una mania che ho.
La scorsa settimana mi sono sentita autenticamente felice davanti a un piatto fumante di lasagnette tordellate di Antonio, all'Osteria alla Giudea. Ero una sola cosa con le mie papille gustative. Il senso della vita in quel momento era racchiuso tutto lì. In quel piatto. Il senso della vita ridotto al soddisfacimento dei bisogni elementari. Che poi non son neanche tanto elementari. Le lasagnette tordellate di Antonio sono divine.

Ci pensavo stamattina al lavoro. Lo stato d'animo degli ultimi tempi, me ne ricorda uno analogo che mi afflisse in quinta liceo. A un certo punto dell'anno scolastico, avevo smesso quasi del tutto di studiare. Ma anche di ascoltare le lezioni. Non ero diventata una somara. Semplicemente, stavo male. E avevo perso la capacità di concentrarmi. Vittima di una tristezza profonda, alla quale neppure io sapevo dare spiegazione, cercavo in tutti i modi di reagire. Ma sentivo che quella "cosa" prescindeva dalla mia forza di volontà. Pertanto, era impossibile trovare le risorse per contrastarla. Non disponevo di appigli di sorta. Con conseguente senso di impotenza e di stupidità. Il culmine del dramma, si ebbe ad una verifica di storia. Interrogata sulla guerra di Crimea (ancora oggi non ho colmato la lacuna e la guerra di Crimea rimane per me un mistero), feci scena muta. Non aprii bocca. Portai a casa il mio primo (ed ultimo) quattro. L'evento mi precipitò ancor più nell'angoscia. Non per il votaccio, come si potebbe immaginare. Ma per la consapevolezza di aver deluso l'insegnante che più di chiunque altro veneravo e alla cui stima tenevo più di ogni altra cosa. Turbata, sentii di dover recuperare in qualche modo e pochi giorni dopo mi offersi volontaria all'interrogazione di filosofia. Niente da fare. Nonostante l'impegno e la buona volontà, il cervello non reagiva più con prontezza, non rispondeva, era un cervello stanco. Troppo stanco. Al suonare della campanella, sull'orlo del pianto, raggiunsi il professore alla cattedra prima che se andasse e, con la voce già incrinata, vulnerabile gli chiesi "Professore...Cosa posso fare?". Mi guardò con un'indulgenza che nessuno si sarebbe aspettato da un insegnante vecchio stampo come lui, "antico", spesso severo, tutto d'un pezzo, e in quegli occhi azzurri, profondi, intelligenti scorsi un moto di illuminata tenerezza: "Niente" - rispose - "Riposati...e stai tranquilla".
Ecco, oggi vorrei tanto rivedere quello sguardo, risentire quella voce...e quelle stesse identiche parole.

lunedì 22 giugno 2009

retrocessioni

Perfettamente in linea con l'andamento in tutte le altre sfere della vita, sono riuscita a retrocedere nel blog. Che dire?

Ho scoperto di essere coerente.

domenica 21 giugno 2009

Mi ostino a "raccogliere" i capelli in una pinza. Raccolgo il nulla. Visto che i capelli ora sono corti. Anzi. Mi chiedo come la pinza possa rimanere così sospesa.

Cos'è? L'ennesimo sintomo di Rifiuto della realtà?

sabato 20 giugno 2009

Pensieri del giorno:

1) Certe donne restano zitelle a vita. Indipendentemente dal fatto che siano sposate o meno. Sono zitelle dentro. Non sarà certo una fede al dito a renderle migliori o ad addolcirle.

2) L'essere lunatici non costituisce un'attenuante per reiterati atteggiamenti di squilibrio e acidità nelle relazioni umane. Se sei lunatico, è un problema tuo (e parlo con cognizione di causa, in quanto lunatica io stessa. la mia lunaticità, io me la gestisco; non sono certo gli altri a fare le spese della mutevolezza dei miei umori).

3) Esistono anche bambini malefici. E' un luogo comune quello che prevede che i bambini siano tutti buoni e innocenti o privi di malizia. E se lo ribecco a lanciare sadicamente il frisbee contro il nido in cui proprio ieri si sono schiuse quattro ovette (l'ha già fatto minimo tre volte da ieri pomeriggio) esco fuori e lo trascino via per un orecchio. Anche se è il figlio della titolare.

Non è un post intelligente (come al solito) e non me ne frega niente. Sono incazzata nera.

giovedì 18 giugno 2009

Il silenzio della mia stanza, ieri sera, era opprimente. Angoscia pura. Così denso che si tagliava a fette. Ho quasi pensato che potesse uccidermi. Cercavo strenuamente "qualcosa" dentro me. Che so. Una luce che scaturisse dall'interno. Un tocco di colore. Una musicalità dell'anima che lo rendesse tollerabile. Anche poetico, magari. Ogni modo artificioso per infrangerlo mi pareva un palliativo inutile. Era la percezione del silenzio ad essere distorta. Il silenzio era lo stesso. Era neutro. Era innocente come sempre.
Alla fine, sconfitta, ho aperto Windows Media Player. E alle prime note mi son sentita meglio.
Si può sapere perché ho indugiato tanto?

mercoledì 17 giugno 2009


Le lenzuola. Quelle bianche con i cuoricini rossi. Le ho negli occhi ogni volta che penso a casa tua. Come se ne fossero l’essenza. Mai composte. Prova lampante della gioia degli incontri. Puerilmente, spero sempre non sian state profanate almeno loro. La morbidezza del piumone sotto il palmo delle mani. E sei occhietti che ci guardano innocenti.

lunedì 15 giugno 2009

aguzza la vista

In questa prima foto non risulta così semplice individuarla.
O, meglio, individuarne un particolare appuntito.

Qua , direi , è identificabilissima.


E qua ancor di più.


E' la mia amica Merla che cova con dedizione le sue ovette!

Come spiegavo in un commento ad un tenerissimo post di Gaz, un paio di settimane fa l'ho sorpresa nel costruire il nido. E da allora non ho smesso un solo giorno di monitorare la situazione. Cerco di farlo con discrezione e tatto. E lei non mostra alcun segno di disturbo.

I bambini non sono ancora nati. Ma credo manchi poco... :)



magnanima

Herr Bühn decide di partire di buon’ora. Alle sette e mezza chiede il conto. Non me l’aspetto. Come non mi aspetto di vederlo presentarsi, dieci minuti dopo, con un gruzzolo in contanti. E’ raro di questi tempi. Lo sparuto numero di eroi, soprattutto se clienti abituali, è di norma considerato meritevole di sconto e, pertanto, anche se in quel momento sono sola, mi chiedo se non sia il caso di riconoscere ad Herr Bühn il premio che gli spetta. Non voglio fare figuracce. E’ anche un tipo burbero, un po’ strano. Permaloso. Bisogna prenderlo per il verso giusto. Tanto più che mi sta manifestando il proposito di prenotare anche per l’anno prossimo. Una vocina flebile cerca di farsi strada dai più reconditi meandri della mia coscienza e, tipo il grillo parlante di Pinocchio, mi esorta a non assumermi responsabilità. In quanto dipendente, mi suggerisce che non è il caso di prendere iniziative. La sindrome dell “o la va o la spacca”, però, è lì in agguato. Stavolta ha assunto le sembianze del Signor Bühn aus Karlsruhe. E, chiaramente, nell’indecisione, mentre questo mi snocciola davanti le sue banconote, arrivato a 1.650,00 (il conto è di 1.693,00), lo fermo “Nein! Das ist genug!”. La sua faccia ora è animata da somma meraviglia e quindi capisco che lui non ha mai fatto parte della cerchia di privilegiati dell’albergo, pur venendo già da qualche anno. Ma, a quel punto, posso rimangiarmi ciò che ho appena detto? Quindi, insisto “Ich möchte Ihnen eine Ermässigung gewäheren!". Con entusiasmo mi ringrazia. Anzi, di più. Con gratitudine. E vuole a tutti i costi elargirmi dieci euro di mancia. Subito dopo, rielaboro il misfatto. Quarantatre euro di sconto mi sembrano davvero troppi. Sono ammattita? Non è mica mio l’albergo! Mi frugo nella testa in cerca di salvezza. Ai dieci euro di mancia rinuncio volentieri. Non me ne frega niente. Faccio conto che non me li abbia dati. Ma anche trentatre euro, adesso, mi suonano azzardati. Con nonchalance, prelevo venti euro dalla borsa e, addirittura quasi soddisfatta per aver posto rimedio al guizzo di irrazionale generosità da megalomane, li traslo nella cassa insieme alla mia mancia.

domenica 14 giugno 2009

Forse è un pò di rabbia che dovrei tirare fuori? La rabbia, l’odio, il disprezzo, possono essere una buona terapia. Una potente arma di difesa. Ma mica come approccio congenito alla vita. Intendo quella rabbia fisiologica. Catartica. Che ti sprona a superare. Prendendoti per mano, ti conduce ad una quieta indifferenza…oppure ad un altrettanto salvifico perdono. In me i sentimenti negativi non sanno andare oltre lo stato embrionale. Rimangono latenti. Ai primi, vaghi sintomi,vengono repressi e soffocati dalla mia coscienza. Non permetto all’odio di formarsi e resto con quel senso di dolore, di irrisolto, di mortificazione. Perpetuo la spasmodica ricerca di un perché che non esiste. E così non è ammessa guarigione.

sabato 13 giugno 2009

astinenza

Da due giorni sto seriamente riflettendo sugli esiti nefasti che la tecnologia ha prodotto nella mia psiche. Lo spunto per tali meditazioni mi è stato generosamente servito su un piatto d'argento da una sorta di attacco di panico che mi ha devastato l'anima giovedì pomeriggio, allorché, dopo aver spento e riacceso il pc per almeno quindici volte con una frenesia da "posseduta" degna delle migliori scene dell'Esorcista , mi son dovuta arrendere all'evidenza: il modem era definitivamente andato.
Ma come? Non mi collego più ad Internet e mi pervade una disperazione cupa? Mi manca addirittura l'aria? Mi sento menomata? All'improvviso...non so che cosa fare?
E' la stessa sensazione di tremendo vuoto, di totale smarrimento, di impotenza e di fragilità che mi colse quando persi il cellulare. Fino a dieci anni fa vivevo felicemente senza telefonino e mi facevo beffe di chi se ne serviva. Fino a tre anni fa non navigavo in Internet, usavo il pc solo se costretta da motivi di lavoro. Nel tempo libero andavo a passeggiare, leggevo libri, ascoltavo musica. Adesso, la musica la ascolto ancora, sì... ma su Youtube!
Ero soddisfatta di non essere più schiava di alcune, fastidiose, dipendenze. In primis, quella da shopping compulsivo, a cui ho già accennato in un precedente post, e poi quella da specchio (da mesi e mesi non mi scopro a cercare smaniosamente di catturare la mia immagine riflessa nelle vetrine dei negozi). Ora capisco di non essere guarita affatto, ma di aver semplicemente sostituito dipendenza a dipendenza! Ed io che volevo sbarazzarmi della Regina di tutte le dipendenze, Sua Maestà Dipendenza Affettiva...Ma, se non altro, quella è una dipendenza più sensata, più sana e naturale, mi dico, per chi nella vita antepone gli affetti ad ogni cosa...

giovedì 11 giugno 2009

Nonostante il mestieraccio, al mio arrivo lo trovo sempre sorridente, ciarliero e ben disposto.
Mi illustra nei dettagli gli ultimi accadimenti della notte. Mi passa le consegne, come si dice in gergo. A queste segue l'ormai canonico "ti faccio il caffè?" e spesso ci fumiamo una sigaretta insieme. I cinque minuti di ritardo di stamani devono essermi stati fatali. Possibile sia bastato questo a contrariarlo? Caspita, però. Non mi sembrava così grave. Entro e non sorride neanche. Ho giusto il tempo di notare in lui una smaccata scompostezza. Gilet sbottonato, cravatta slacciata, faccia addormentata, aria insofferente. Biascica qualche parola che capisce solo lui intanto che si allontana in tutta fretta. Capto soltanto un "devo scappare" e poi qualcosa sulla 129 che stanotte non sarebbe rientrata. Sbigottita, lo osservo scomparire mettendo a fuoco per la prima volta quella sua buffa andatura da Charlie Chaplin.

mercoledì 10 giugno 2009

niente di bello in tv...

Lei era Miss Lulù...indimenticata e indimenticabile. E in merito ai palinsesti televisivi aveva capito tutto.

Accessi di tosse a intervalli regolari.
Ogni volta è un colpo al cuore.
Serro le palpebre e trattengo il fiato come se così accelerassi la fine dello strazio.
E se non è tosse, è lo sgraziato suono del campanello a farmi sussultare in uno spasmo.
Strenuamente cerco un angolo di pace in questa casa. Un soffio di levità e spensieratezza.
Sembra una battaglia persa in partenza.
Ci vuole fantasia e forse ne ho parecchia.
Stasera entrando in quella che un tempo era la camera da letto di mia sorella, ho inalato il tenero profumo che impregnava l'aria quando nacque mio nipote.
Mi sembra di vederlo lì nella sua cesta adagiata sopra il letto. Fresco di "nido".
Sono convinta che l'odore sia lo stesso. Ieri non c'era ed oggi c'è. Inspiegabilmente.
Ogni tre o quattro minuti corro in quella stanza a riossigenare corpo e anima e a indagare sulla possibile fonte del salutare effluvio.

lunedì 8 giugno 2009


La pausa vale sempre. Che vuoi che sia una digressione. Poi riprendo la mia nuova strada fatta di morigeratezza verbale e di riflessività. E' che stamani ero giunta alla seguente conclusione (che sinceramente non mi sento di sottacere)...

Che l''importante è ritagliarsi dei piccoli spazi. Me lo dicono tutti. Ricomincia dalle frivolezze. Negli ultimi tempi, in effetti, son davvero troppo poco frivola. Sembro incredibilmente guarita anche dalla sindrome dello shopping compulsivo. Mi faceva sentire scellerata e in colpa, sì, ma che soddisfazione! Vestiti e scarpe erano la mia valvola di sfogo. Adesso sono sobria. Quasi parsimoniosa. Essenziale. Minimalista. Non sono certa che sia un bene. Comunque, a prescindere dall'abbigliamento, ciclicamente decido di iniziare a dedicarmi un pò di tempo. E ogni volta che mi risolvo a farlo, compero prodotti per la manutenzione e il restauro di viso e corpo. Le mensole del bagno sembrano scaffali di profumeria. Se le vedi pensi "guarda questa che fissata!". E invece è un trionfo di apparenza. A parte dentifricio, collutorio, filo interdentale, shampoo, docciaschiuma, deodoranti, rossetto e il mio storico profumo (a cui, nonostante qualche sporadico tentativo di sperimentare nuove essenze, non riesco a rinunciare), di tutta quella roba non uso quasi niente.

Con l'avversione per le vie di mezzo che mi contraddistingue in tutto, però, una volta che decido di fare una cosa, la faccio proprio bene. E stamani ho deciso di prendermi cura di me. Ed anche di farlo in modo regolare. Lo scrub, a quanto pare, è fondamentale per rimuovere le cellule morte e conferire levigatezza alla pelle. Ma se la pelle ce l'hai già levigata di tuo? Dicono che serve sempre. Serve e basta. Prevenire è meglio che curare. Quindi, è da lì che comincio. Segue accurata depilazione (quella è nella norma. i peli non li sopporto proprio). Faccio anche una maschera ai capelli (pratica a me del tutto sconosciuta). E poi crema idratante per il corpo. Maschera rilassante per il viso (ho scoperto, su suggerimento della mia amica, quelle monodose della Nivea. Costano poco e sembrano efficaci). Le mani non vanno certo trascurate. Rivelano la vera età di una donna. Rimasi impressionata quando mia sorella mi raccontò di aver visto la cantante Spagna (oltre dieci anni fa), tutta rifatta. Un viso che sembrava senza età e le mani di una vecchia! No, no. Le mani son fondamentali. Quindi, crema idratante anche per loro. E poi basta lavare i piatti senza guanti. Da oggi si cambia andazzo. Subito dopo, non può mancare l'applicazione dello smalto nuovo a mani e piedi.
Oggi cambio anche deodorante. Ne ho trovato uno troppo figo. Mi allettava, oltre che per l'aroma alla wild rose, già per il colore della bomboletta. Rosa antico. Inoltre, sembra svolgere una funzione strabiliante. Aiuta a contrastare la crescita dei peli ascellari! Quasi quasi, adesso mi fotografo un'ascella depilata e prendo a monitorare la ricrescita a intervalli regolari proprio qua sul blog. Che ne so, una foto a settimana. Mi sembra interessante. E' giunta l'ora di vestirsi. Il lavoro mi obbliga ad esser sempre uguale. E, una volta a casa, son talmente stanca che, monotona, ripiego su un jeans e una maglietta (manco fossi Nino D'Angelo). Ma due mesi fa avevo comprato quel vestitino primaverile svolazzante. Un pò frou-frou come piace a me . Ecco, è arrivato il momento di indossarlo. E le ballerine, che ci stanno proprio bene! (perchè anche in merito alle scarpe non esiste mediazione: o tacchi alti o rasoterra). Mi trucco con cura. Oggi anche l'ombretto color prugna, che non metto da un bel pò di tempo. Certo, sarebbe ora di togliere le calze. Ma sono veramente troppo bianca. Aspetto ancora un pò. Però, basta coi collant. Stamani opto per le scomodissime autoreggenti. Color carne, in micro-rete. Di calze ne ho a bizzeffe. Perchè scelgo proprio queste che il silicone non aderisce più un granché? Vabè, dai. Ormai le ho messe. Prima di uscire le tiro su per bene. Mica rischio di perderle. E' solo una sensazione.

Detto fatto. Sono ancora in banca al degenarare della situazione. Sento la calza destra scivolare un pò alla volta. M'illudo, tuttavia, di arrivare alla macchina appena in tempo. Macché. Mentre mi accingo all'attraversamento sulle strisce, la calza piomba impietosamente in fondo alla caviglia! Fingo una corsetta disinvolta fino alla portiera e sfreccio via ridendo. Subito dopo, però, mi rendo conto. In quanti se ne saranno accorti? Oltre alla banca, è pieno di negozi. Compreso il tabacchino dove vado tanto spesso. Me li immagino tutti lì, stipati alle vetrine a sghignazzare! Ora chi ce l'ha il coraggio di tornare in via Carducci? Mentre guido rivedo la scena cento volte. Arrivo a casa e solo allora mi accorgo di aver fatto tutto il viaggio con le "quattro frecce". Entro e frettolosamente mi sbarazzo dell'etera mise primaverile che adesso più che eterea mi pare da sfigata. Che devo fare...Si vede che non è il momento per essere accattivante. C'è un tempo per ogni cosa. Questo non è tempo di frivolezze. Mi chiedo che tempo sia, però.

Nu jeans e na maglietta e mi metto a cucinare. Forse è tempo di portare la macchina a lavare, ecco. Che mi sarei anche un pò stancata di parcheggiare ogni mattina a cento metri dall'albergo pur di occultarla alla vista dei clienti e dei colleghi di lavoro.

sabato 6 giugno 2009

Mentre mi mette a parte di certe confidenze, di solito sorride divertita. E' consapevole di quale sia la causa del "problema". Ma mostra l'ironia delle persone intelligenti. Percepisco che è in qualche modo affascinata dalla cosa. E lei percepisce in me altrettanto. Nel pomeriggio mi ha detto
"Prima quell'òmo cantava Fratelli d'Italia. E come la cantava bene! Sapeva tutte le parole. Io, invece, non me le ricordo mica".

L'òmo sarebbe quello che ormai io definisco "l'amico suo". E' lui che ricorda le parole dell'inno di Mameli, non lei...Ed è vero che lei non le ricorda. L'ho interrogata. Oltre fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa...non è arrivata. Però, quell'òmo gliel'ha cantata tutta...

venerdì 5 giugno 2009

Ho avuto un tuffo al cuore quando qualcuno mi ha fatto notare che avevo scritto Jeckyll anziché Jekyll. Che vergogna! Esposta così al pubblico ludibrio! Mi rendo conto di quanto ciò possa sembrare esagerato. Ma io la considerò una défaillance GRAVISSIMA. Tanto da annoverarla tra i piccoli traumi.
Ciononostante, non cancellerò la prova della mia ignoranza. E' giusto che rimanga lì. A imperitura memoria dei posteri. E' la punizione che merito!
Da giorni facevo il conto alla rovescia. Sapevo che era imminente. E stamattina, puntuale come ogni anno, non è mancato all'appuntamento. A seconda di come soffia il vento, si smorza o si fa schifosamente denso. Tutti sembrano gradirlo. Tranne me. Lo trovano piacevole o inebriante. Come, del resto, anch'io trovo inebrianti altri profumi. Affini per intensità e dolcezza, come quelli del glicine e del gelsomino.
Ma l'odore dei tigli mi dà la nausea e mi sconvolge.
Il malessere è di tipo psicofisico.
Non era così,un tempo.
E il primo manifestarsi del fenomeno mi colse di sorpresa, mi lasciò incredula e turbata.
Mi concentrai un poco per spiegarmene il motivo. E lo trovai in pochi secondi.
L'aria era satura di quell'odore quando, un anno prima, morì Alfredino Rampi nel pozzo artesiano. Quello non fu un piccolo trauma, fu un trauma a tutti gli effetti.
Intere notti insonne a singhiozzare. Nelle orecchie quella flebile vocina. Ora piangeva. Ora diceva voglio la coca cola. Chissà che freddo sente, mi tormentavo. E non può muoversi. E avrà paura del buio...Ed io non posso fare niente...
Le crudeli fatalità della vita, certo.
Ma senza la regia perversa di un idiota che alcuni osan definire giornalista, l'impatto non sarebbe stato tanto devastante. Allora era direttore del TG 1, pensa te! Ed ebbe l'idea geniale di spettacolarizzare l'evento. Ero troppo piccola per fare due più due, e per capire che non potevo aspettarmi niente di meglio, da un essere che risponde al nome di
Emilio Fede


giovedì 4 giugno 2009

dottor jeckyll e mr. hyde

Io sono sempre stata elogiata per la mia incommensurabile pazienza. Per l'essere così (apparentemente) calma, positiva, comprensiva, disponibile all'ascolto.
Non voglio assolutamente confutare queste mie doti innate. Così come la modestia che mi contraddistingue! Però, ultimamente sta emergendo anche un mio lato intollerante, che prima era sopito, era latente.
Tranne quando mi sentivo talmente in confidenza con una persona, da poter fargli presente che mi stava infastidendo. Come quando mia sorella canticchia mentre mangia. Non è proprio un canticchiare (difficile cantare con la bocca piena) è una serie di mugolii indistinti, di "mmm...mmm...mm...mmmm..." infiniti.
Adesso, questi "fastidi" si son centuplicati.
Quando qualcuno mi parla e intanto mastica una gomma con la bocca aperta, per esempio, l'istinto è quello di prenderlo a schiaffi.
Oppure, al cospetto di persone stupide, che in quanto tali formulano domande stupide, se prima facevo buon viso a cattivo gioco, adesso non riesco a trattenermi dall'essere ironica o, peggio, sarcastica. Questo succede più che altro sul lavoro, con certi clienti. Rispondo pacata, gentile, amabile, col sorriso sulle labbra. Ma, se avessero un pò di sale in zucca, capirebbero che li sto prendendo in giro. Invece, in quanto stupidi, appunto, non lo capiscono e, anzi, soddisfatti mi ringraziano.
Poi è in macchina che m'incazzo spesso. La mia collera si scaglia in particolar modo contro coloro che ignorano come funzionino le precedenze. Quelli che, pur avendo l'ostacolo alla loro destra, pretendono che sia tu a fermarti. Molti lo fanno per strafottenza, ma altri, ne sono più che certa, son convinti di aver proprio ragione. Allora in quei frangenti mi trasformo, profondendomi in una serie di gestacci da camionista accompagnati da sonori "vaffanculo". Sono convinta che, prima o poi, qualcuno scenderà a menarmi. Anche se sono donna (perchè i tempi son cambiati).
Potrei andare avanti con una sequela senza fine ma, invece, espongo il problema di quest'oggi. Mio fratello che si aggira per la casa con un paio di ciabatte che emettono un suono INSOPPORTABILE. E' come se rischiasse ad ogni passo di appiccicarsi al pavimento. Come se sotto le suole avesse miriadi di piccolissime schifosissime ventose. E quindi, prima che io possa compiere sconsiderati gesti...

qualcuno gli strappi dai piedi le orribili ciabatte!


Com’è lunga l’attesa!
Perché indugiano ancor?... Già sorge il sole...
Perché indugiano ancora?... è una commedia,
lo so...

ma questa angoscia eterna pare!...

All'apparire di Antonio, alle otto in punto, gli vado incontro intonando a gran voce il quasi finale della Tosca, con tanto di mimica accompagnatoria. Tanto a quest'ora ci sono solo i camerieri (Spesso lo accolgo così. Condividiamo una certa passione per la lirica. Subito dopo le mie esibizioni, lo interrogo per verificare se la sua preparazione è adeguata).

Me ne torno alla mia postazione. E solo in quel momento ho come il sentore di una presenza. E, infatti, scorgo un tizio taciturno e solitario che fa colazione proprio rintanato in un angolino della sala e mi guarda di sottecchi. Ehm...

mercoledì 3 giugno 2009

Oggi sono contorta e piagnona.
Ho voglia di piangere e basta.
Ma non lo so mica perché.
E non sopporto Carlo Conti
Quintessenza della mediocrità

lunedì 1 giugno 2009

monumenti


Il visitatore che si trova a passeggiare nell'ampio giardino che circonda la mia casa, inevitabilmente si imbatterà in uno strano reperto. Se appassionato di archeologia, potrebbe riconoscervi, non senza un fremito di eccitazione, un eccezionale rinvenimento di tomba a cassetta, da ricondurre, con tutta probabilità, alle tribù di liguri apuani che popolavano il territorio versiliese prima dell'avvento dei romani. In realtà, trattasi di un'edificazione eretta di recente. Il 6 febbraio del 2009 per l'esattezza. Tributo ad Angiò, la più sfortunata tra le mie piccole tigri. La giornata "gotica", faceva da giusto sfondo alla funesta circostanza. Vento, tuoni e pioggia battente. Ma, del resto, nemmeno un cataclisma avrebbe potuto disincentivarmi nel proposito di assicurare a quella creatura innocente una degna sepoltura. Le tegole, o embrici, che una volta deposta la pala, ho usato come copertura della tomba, credo trovino giustificazione nell'intento disperato, quanto utopico, di proteggere l'amato corpicino dalle avversità atmosferiche, da tutta quell'umidità e dal freddo. Infatti, la tomba di Angiò, è l'unica ad ergersi visibile, a reclamare l'attenzione, in quella specie di necropoli o pet cemetery (un altro gatto, un cane e miriadi di piccole bestiole: criceti, tartarughine d'acqua, uccelli e pesci rossi) che è il mio giardino. Ogni giorno mi reco a fargli visita e, forse balsfema, ma non credo, per un riflesso condizionato mi faccio il segno della croce. Oggi ho fotografato il sito perchè l'atmosfera, artefice il cielo plumbeo prodigo di abbondante pioggia, è identica a quella della mesta giornata della tumulazione.
Metodo rivoluzionario per l'eliminazione di eventuali doppie punte.
Accendere la sigaretta (la dozzina di accendini che ti affollano borse e tasche non è adatta allo scopo, se questi sono tutti scarichi) chinando la testa sul fornello. La puzza di bruciato che ne consegue non è gradevole, ma il risultato è garantito. Finché riesci a scongiurare la possibilità di trasformarti in una torcia umana.

I want it all

Stamani parlerò di un furto. L'unico commesso in vita mia.
Era un anello.
La scatola di latta che l'Alessandra, vicina di casa adolescente, teneva in camera sul cassettone, custodiva un tesoro. Mi attirava fatalmente. Spesso andavo a curiosare, eccitata da tutto quello scintillio. E mi accontentavo di guardare. In verità, ero attratta da tutto quello che faceva lei e che era suo. Le stavo sempre appiccicata. Non volevo mollarla nemmeno quando andava in bagno. Ricordo che una volta infilò sotto la doccia semivestita, a proteggersi almeno in parte dala mia invadente presenza. Non era certo malizia la mia. Mi piaceva guardarla per identificarmi. Immaginavo il momento in cui, una decina d'anni dopo avrei anch'io assunto le sembianze di una donna. Ero impaziente. E un giorno non seppi resistere alla tentazione di attingere qualcosa da quel mondo ancora sconosciuto. Tra moltitudini di collane, bracciali, orecchini, catenine tintinnanti, scelsi un monile a caso. Che non avrei mai indossato. Una volta in mio possesso, infatti, perse di significato. Era affascinante finché si trovava in quel contesto. Non era adatto a me e, in più, così, isolato, avulso dall'insieme, non diceva niente. Era solo una macchia "ignominiosa" sulla mia coscienza.


Questa brama di assoluto mi è rimasta. E' l'approccio che per lo più mi è consueto in ogni frangente della vita. Concreto o emozionale, materialistico e affettivo. E' come quando entro in una serra. Vorrei appropriarmi di tutti quei colori e quei profumi. Scegliere una pianta è riduttivo e inappagante. Nell'imbarazzo di scegliere a cosa rinunciare, me ne esco a mani vuote. O tutto o niente.

utopie

Con la stessa smania di quando avevan prenotato, adesso vogliono scappare. Stipano la sala colazioni. Altri si aggirano inquieti nella hall, inseguendo chiassosissimi bambini. Qualcuno è già partito ieri. Due, arrivati sabato sera e in partenza martedì mattina, mi fanno "E' un problema se ce ne andiamo? Sa, vorremmo goderci un giorno di sole". Certo, rispondo. E che ci vuole! La Sardegna, dopotutto, non è così lontana. O preferite la Sicilia?